Mer 25 Dic 2024
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Critico per un giorno presenta: “Beautiful Things”

?Firenze, il socio del Controradio Club ha l’occasione di diventare “Critico per un giorno” andando a vedere gratuitamente al Cinema La Compagnia, un film per poi recensirlo, i commenti e le recensioni verranno poi postate Controradio.it e sui social!

Martedì 21 maggio alle ore 21 con Beautiful Things, il documentario di Giorgio Ferrero e Federico Biasin che vuole riflettere sul consumismo contemporaneo e su quella bulimia che ci porta ad accumulare cose, spesso inutili e superflue.

Attraverso le vite di quattro uomini (Van, Danilo, Andrea e Vito), inconsapevoli protagonisti della catena di creazione, trasporto, commercializzazione e distruzione di tutti quegli oggetti di cui sono colme le nostre vite, il film ci porta a riflettere sul nostro stile di vita, fatto di accumulo compulsivo di oggetti.

Giorgio Ferrero, intervistato da Giustina Terenzi di Controradio, ha definito il film “un viaggio nella mente di questi uomini che lavorano soli, in silenzio, con una vita che, paradossalmente, è l’esatto contrario, della nostra, che beneficiamo del loro lavoro”. Riascolta l’intervista: https://www.cinemalacompagnia.it/wp-content/uploads/beautiful-things-sinfonia-del-consumo-intervista-al-regista-giorgio-ferrero.html

Queste le recensioni:
Un documentario musicale che celebra figure estreme ed assurde di 
lavoratori eremiti indispensabili nel sistema economico contemporaneo. 
Musica ed immagini strepitose e fin troppo coinvolgenti. Si rischia di 
sballare e di confondere l’assurda realta’ mostrata sullo schermo con 
effetti speciali di videoclips fantascientifici. I personaggi rischiano di 
diventare degli autistici eroi felici, invece che le vittime di un sistema 
che dovremmo cercare di cambiare. (Ernesto)

Un film particolarissimo. Presentato come documentario mi aspettavo qualcosa cui siamo stati abituati da vari documentari sociali che indagano su aspetti contraddittori e problematici della nostra contemporaneità. Mi sono immediatamente ricreduto. L’opera che ho visto è una vera è propria opera d’arte. Non a caso è stata prodotta con i fondi della Biennale di Venezia in quanto vincitrice del concorso Biennale College Cinema edizione 2016. Film pieno di ritmo e poesia. Inquadrature magiche, musiche per me fantastiche, vicende incredibili in cui il quotidiano dei 4 personaggi portati sullo schermo, assume tinte stranianti agli occhi di noi spettatori. Discorso a parte merita la presentazione che il regista ha fatto del film e le risposte che ha dato alle varie domande in sala. Si tratta di un viaggio nel viaggio e come sempre rappresenta veramente un valore aggiunto al film stesso nella descrizione di tutta la vita che esiste nel backstage di un’opera così complessa, dal reperimento dei fondi alla biografia del regista che entra per alcuni aspetti nella vicenda rappresentata sullo schermo, passando attraverso i tanti aneddoti accaduti durante le riprese. Una serata e una visione assolutamente consigliate. (Stefano)

Prima della proiezione, il presentatore ha usato la parola “documentario” per definire quello che di lì a poco sarebbe stato proiettato; dalla espressione del regista mi pareva evidente che tale definizione non coglieva nel segno, considerata quanto meno riduttiva.
Ed in effetti malgrado sia da ritenersi – tecnicamente- un documentario, le belle immagini, la musica -che dava ulteriore spessore alle immagini, e non solo alle immagini- quello che hanno tirato fuori i “personaggi” , ne fanno qualcosa di decisamente diverso da un documentario; mi verrebbe da dire – con un termine che più attiene al linguaggio giuridico – un tertium genus. Merita di essere visto. (Filippo)

Parlare di questo lavoro che è un po’ un film, un documentario, un opera musicale etc è molto difficile in quanto le chiavi di lettura sono tante e le suggestioni sono continue.  Subito si percepisce la qualità, la bravura e la passione dei professionisti che sinergicamente hanno lavorato a questo impresa. Sin dal primo momento si viene rapiti visivamente e musicalmente… il trip (come lo ha definito Giorgio Ferriero) è totale e sublime. Aver avuto la possibilità di vedere prima il film seguito dalla “chiacchierata” con il regista è stata un esperienza unica. (Martina)

Esistono documentari che decidono di dare un’ampia impostazione estetica al tema da essi affrontato, per esempio quelli dedicati ad argomenti di tipo naturalistico, oppure altri che usano un taglio umoristico o comunque leggero, per gettare luce su temi controversi ed impegnativi, senza sacrificarne la serietà; si potrebbe sostenere che Beautiful Things possieda entrambe queste caratteristiche, e anche molte altre, che lo rendono un lavoro complesso che si svincola, infine, dalla categoria di film documentario, per affermarsi come prodotto artistico a tutti gli effetti.
Attraverso una scansione in capitoli (Petrolio, Cargo, Metro, Cenere) il film delinea la vita, lavorativa ma anche umana, di quattro uomini impegnati in mansioni fondamentali per il corretto funzionamento della macchina del consumo globale.
Le scelte formali utilizzate per trainare la narrazione, come i tagli di fotografia e gli accompagnamenti musicali specifici per ogni capitolo, diventano, per la loro acutezza e precisione, parte integrante e fondamentale della stessa materia narrata.
Mediante un sapiente montaggio di immagini e di suoni, potente e magnetico, che progressivamente aumenta di ritmo ed intensità, lo spettatore è trascinato in un viaggio psichedelico e pregno di simbologia, che, ad ogni tappa, abbandona gradualmente il realismo di ambienti e atmosfere, per giungere, sul finale, ad uno spazio rarefatto ed indefinito, nel quale il monologo del personaggio protagonista cede il passo a pensieri astratti e surreali, che sostituiscono le riflessioni prevalentemente autobiografiche dei passaggi precedenti.
Da segnalare, infine, le sequenze che scandiscono il passaggio da un capitolo all’altro, simboli delle tappe fondamentali di una vita umana, ognuna delle quali calata in spazi soffocati dalle onnipresenti “cose belle”, che asfissiano le vite di chiunque , e per tale motivo permettono allo spettatore di creare un aggangio emotivo e biografico con il film. (Elena e Jacopo)

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