Lun 23 Dic 2024
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Critico per un giorno presenta: “Dicktatorship”

?Firenze, il socio del Controradio Club ha l’occasione di diventare “Critico per un giorno” andando a vedere gratuitamente al Cinema La Compagnia, un film per poi recensirlo, i commenti e le recensioni verranno poi postate Controradio.it e sui social!

Dicktatorship – Fallo e Basta! Di e con Gustav Hofer, Luca Ragazzi.
Gustav e Luca vivono insieme da tanti anni. Un giorno, a colazione, una battuta infelice rischia di mettere in crisi il loro rapporto di coppia: possibile che Gustav non si sia mai reso conto che Luca è un maschilista? E come mai anche un uomo progressista come Luca è capace di atteggiamenti sessisti senza neanche accorgersene? La discussione è il pretesto per iniziare un’analisi puntuale del loro – e nostro – Paese. Un viaggio alla scoperta delle storie di ordinario sessismo dell’Italia di oggi, tra integralisti cattolici, improbabili raduni per “uomini veri”, esperimenti scientifici rivelatori…

Queste le recensioni dei soci del Controradio Club:

Un film che ci ricorda ancora una volta che i diritti acquisiti vanno difesi nel tempo altrimenti svaniscono e che siamo un po’ tutti maschilisti perché la cultura che ci nutre dalla nascita lo è e, sin quando non ne prendiamo consapevolezza, agiamo in modo “inconsapevolmente” maschilista, reiterando stereotipi di generazione in generazione, anche attraverso il linguaggio che usiamo; il cammino da fare insieme, uomini e donne, è ancora molto lungo, ma è importante farlo insieme; ringrazio gli autori del film anche per avermi fatto scoprire la storia di una donna, Elena Lucrezia Corner, prima donna laureata al mondo nel ‘600, che sicuramente merita di entrare nella toponomastica delle strade e spazi pubblici a differenza di altri personaggi che non meritano affatto di essere ricordati (ne è un esempio il personaggio citato alla fine nel film…di cui non ricordo il nome). (Lucia)

Dicktatorship: documentario il cui maggior pregio secondo me, è quello di sollevare nuovamente (visto che ce n’è bisogno) temi sui quali dibattere, relativi alla mancata emancipazione della donna nelle nostre società, al permanente maschilismo (nonostante tutto presente a tutti i livelli) al pensiero macista strisciante che inquina le menti di qualsiasi generazione – dai ragazzi intervistati davanti alla scuola fino agli attempati partecipanti alla sagra del “fallo” presente nel film. Come ammesso dagli autori/interpreti del film, molti sono gli aspetti ed argomenti che sono rimasti fuori, ma come giustamente hanno ammesso, non è stato possibile, per questioni di tempo, includere tutto quanto. Notevoli le ricerche di archivio che hanno portato alla “riscoperta” di vere figure di merda di Berlusconi, ignobile nella sua abiezione.Toccante la considerazione di Stefano Ciccone che con le sue riflessioni sul pensiero “maschile plurale” rivendica e riconosce al maschio il suo diritto/dovere di cedere spazi di potere per concedersi la possibilità di vivere le proprie emozioni, dolore, paura, tristezza, al di fuori degli schemi a cui il macismo lo vincola e che si riducono al desiderio ed alla rabbia. Ho trovato un pò artificioso, una specie di teatrino la costruzione dei ruoli che tiene insieme le varie interviste del docu/film, ma per ammissione degli stessi Luca e Gustav, si è trattato di una scelta funzionale. Francamente consigliato.(Stefano).

Probabilmente poiché la mia generazione ha fatto passi da gigante rispetto ai rapporti uomo/donna, cittadino/autorità… (come evidenziava uno spettatore intervenuto negli interventi post proiezione a proposito della mamma ex sessantottina) già molti anni fa, non posso dire -con tutta franchezza- di essere rimasto particolarmente colpito dal film.
In casa cucino, stiro senza che mi sembri di fare cose straordinarie (amici più giovani, ma anche coetanei, mi guardavano come un marziano); vero è che quando arrivai a Firenze per fare l’università avevo un retaggio di provincialismo tanto che delle ragazze svizzere rimasero sorprese da alcuni comportamenti e mi fecero notare, candidamente, che da loro non si faceva così da molto tempo (sto parlando di quasi 50 anni fa!).
La poca naturalezza degli attori -quasi cercassero di accattivarsi le simpatie con una non convincente (pseudo) nonchalance- non ha aiutato. Nel dopo film e una volta fuori della sala, mi sono fermato ad ascoltali e mi sono sembrati invece molto più naturali.
Il maschilismo – anche quello da parte di ragazze- ritengo sia frutto di uno spaventoso analfabetismo di ritorno che si può cogliere semplicemente camminando per strada. (Filippo)

E’ un documentario che affronta in maniera elegante e delicata un grande problema della nostra società umana, in particolare italiana, quello del maschilismo dei comportamenti, dei ragionamenti, del linguaggio.
Ho apprezzato la scelta del metodo usato per porre la problematica al centro dell’attenzione, quello del confronto all’interno di una coppia che si vuole bene. Nessuno è al riparo dal sessismo, spesso lo si sottovaluta o addirittura si pensa di non essere coinvolti in prima persona. Invece tutti siamo coinvolti, nell’interrogarci sui nostri comportamenti, nel favorire il dialogo, nel non tirarsi indietro sottolineando sempre le circostanze in cui si manifesta il sessismo.
Un documentario utile a tutti, ai “maschi” in primis, ma anche alle “femmine”, che troppo spesso tradiscono il loro genere ragionando secondo gli schemi del sistema patriarcale. (Lucia)
Il film è stato intenso e coinvolgente. L’apparente leggerezza dei personaggi, unita alla drammaticità della tematica trattata, mi hanno permesso di non staccare gli occhi e l’attenzione dallo schermo per tutta la durata del lungometraggio, ed è una cosa che non mi capita più molto spesso. Un film che ho consigliato non solo ai miei amici ma anche ai miei colleghi! (Lorenzo)

È sempre difficile per noi “critici per un giorno” scegliere se commentare e dare un nostro giudizio sul film, oppure esaminare le reazioni e successive riflessioni sulle tematiche affrontate dal film stesso. Cercherò di esaminare entrambi gli aspetti. Innanzitutto il film mi è piaciuto, principalmente per il “trucco” narrativo di aver creato una specie di contraddittorio tra i due protagonisti/registi nel quale uno faceva la parte del maschilista (seppure molto blandamente) e l’altro lo invitava a riflettere sulle sue affermazioni, nemmeno molto coscienti ma piuttosto frutto dell’educazione che riceviamo, anche in maniera subliminale, dalla nascita. Per portare argomenti a favore della tesi che noi uomini, ma anche in certi casi le donne, ragioniamo secondo stereotipi maschilisti, se non anche machisti, Gustav si prende la parte di una specie di Virgilio che guida Dante/Luca alla scoperta di cosa pensino alcuni giovani e quanto hanno studiato, psicologi, studiosi di neuroscienze e sociologi in merito al tema, giungendo alla fine ad aver mutato la visione di Luca, e si spera anche degli spettatori, sulle problematiche di genere nel nostro paese, ma non solo. Riguardo al tema del film invece rilevo che la tensione sull’argomento genere in questi ultimi anni sia calata, salvo qualche ripresa in occasione di manifestazioni neo-femministe e del movimento “me too”. In questo periodo dove domina la superficialità e si tende a giustificare anche atteggiamenti che a prima vista possono apparire poco importanti, si sono date per scontate alcune conquiste, femminili e non solo, che invece scontate non lo sono mai, ma devono essere tenute vive senza abbandonarsi all’adagio “cosa vuoi che sia?”. (Fabrizio)