Sale a quattro vittime il bilancio del crollo nel cantiere. I vigili del fuoco, che hanno lavorato tra le macerie tutta la notte, stanno lavorando per il recupero del quinto operaio disperso. Tra le vittime un italiano di 60 anni, Luigi Coclite, di origine nordafricana le altre. Tutti originari della Romania i tre feriti. Oggi proclamato il lutto cittadino a Firenze – con un minuto di silenzio alle 15, col sindaco Dario Nardella che sarà presente in piazza della Signoria – e quello regionale in Toscana.
Lutto cittadino e minuto di silenzio alle 15, con concentramento per chi vorrà in Piazza della Signoria alla presenza del sindaco Nardella, di ritorno anticipato da un viaggio istituzionale. Oggi Firenze si ferma per riflettere su una tragedia non annunciata né prevista, ma a ben vedere prevedibile. Come tante, troppe, altre. Il tragico bilancio del crollo a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla cupola del Brunelleschi, rimette al centro le questioni della sicurezza sul lavoro. A cedere una trave prefabbricata che, da un’altezza pari a quella di un quarto piano, è franata addosso ai solai sottostanti travolgendo tutto quello che ha trovato, vite umane comprese. In realizzazione un centro commerciale dell’Esselunga, molto contestato dal locale comitato che, nell’area dell’ex panificio militare, avrebbe voluto giardini, parcheggi, e un centro civico. Non annunciata né prevista, ma prevedibile, dicevamo, perché il tema è sempre quello: lavori eseguiti con tempi ristretti in regime di subappalto con 30 ditte almeno che operano contemporaneamente, ognuno su un pezzettino diverso del cantiere. E talvolta con contratti non di categoria, come quelli metalmeccanici, per risparmiare. In queste condizioni, ci dicono i sindacalisti, il margine di errore aumenta, e con dimensioni di questo calibro, il margine d’errore è potenzialmente fatale. Come purtroppo lo è stato ieri. La Procura di firenze ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, il presidente della Giunta regionale Eugenio Giani pensa a riscrivere le normative sulla sicurezza e garantire certezza della pena per i colpevoli. Forse però agire sulle cause, sulla segmentazione del lavoro, sul rispetto dei contratti e degli orari, sulla mancanza spesso di formazione dei lavoratori -molti di loro stranieri e non di rado alle prese anche con difficoltà di comprensione della lingua, non sarebbe secondario. Anzi. Non sappiamo se avrebbe salvato le quattro vite che piangiamo, ma forse per il futuro aiuterebbe a non piangerne altre.