Arriva la stretta sulla cannabis light con l’approvazione in commissione alla Camera di un emendamento del governo al ddl sicurezza che attende ora il via libera definitivo della commissione per approdare in aula a settembre. Le opposizioni vanno all’attacco denunciando, tra l’altro, il pericolo per le aziende del settore. “Il governo Meloni – rimarca Riccardo Magi, segretario di +Europa – in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro”.
“Sull’emendamento della maggioranza che cancella in Italia l’uso della cannabis light c’è un evidente furore ideologico che caratterizza questa stagione politica”. Ha commentato così Angelo Bonelli portavoce di Europa Verde e parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra , che ha proseguito: “La cannabis light non è una droga, come stabilito dalla sentenza della corte di giustizia del 2020, e viene utilizzata in molti settori del nostro paese: dall’ abbigliamento all’edilizia. La cannabis light viene commercializzata in tutta Europa e invece l’Italia dice no solo per una questione ideologica, facendo credere agli italiani una cosa assolutamente falsa: la cannabis light ha infatti un bassissimo contenuto di THC e non è una droga.” “Se questo emendamento diventerà legge – ha spiegato l’ecologista – 15.000 persone si troveranno senza lavoro e, in Italia, 3000 aziende saranno costrette a chiudere: un fatturato di circa 150 milioni di euro che qualcuno vuole consegnare alla criminalità organizzata. Il furore ideologico di questa maggioranza già messo in atto a inizio legislatura con il decreto Rave: un atto di propaganda di questa destra ideologica” e conclude “La verità è che abbiamo un settore economico che va al collasso mentre in Francia, Germania e in tutta Europa questa è una cosa del tutto legale. Bonelli conclude. Sono veramente preoccupato da tanta violenza ideologica: è una questione economica non solo sociale e politica.”
La misura è stata rivendicata dalla maggioranza: “bene le norme per stroncarne il mercato”, ha commenta l’azzurro Maurizio Gasparri. Le opposizioni sono andate all’attacco denunciando soprattutto il pericolo per le aziende del settore. “Il governo Meloni – rimarca Riccardo Magi, segretario di +Europa – in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga…” E i timori sulla norma sono anche quelli delle associazioni di categoria. Le misure vanno cambiate nel prosieguo dell’esame parlamentare chiede la Coldiretti perchè così “si mette a rischio la sopravvivenza di un intero comparto impegnato in una coltivazione dove sono stati fatti investimenti significativi”.
Il via libera alla misura contro la coltivazione e la vendita delle infiorescenze, anche di cannabis a basso contenuto di Thc, per usi diversi da quelli industriali consentiti, arriva dopo una maratona notturna di 12 ore. Una scelta estremamente contestata dalle minoranze visto che il ddl non è in scadenza e tratta di temi concernenti anche le libertà individuali. “Si è superata la decenza”, commenta da Iv Maria Elena Boschi. “Una dittatura della maggioranza”, la definiscono i capigruppo Dem nelle commissioni Federico Gianassi e Simona Bonafè. La protesta dell’opposizione si sposta in mattinata in Aula. Tutte le opposizioni prendono la parola per stigmatizzare l’accaduto e le “intimidazioni e violenze” della maggioranza, per dirla con la capogruppo Dem Chiara Braga. Arriva a quel punto la mediazione di Fontana e la conferenza dei capigruppo trova un’intesa con il provvedimento che slitta a settembre con l’impegno, però, a chiudere l’esame nelle commissioni entro la pausa estiva di Montecitorio.
Le commissioni torneranno a riunirsi sul provvedimento martedì 6 agosto e con un’ottantina di emendamenti da esaminare. Tra le norme passate, intanto, in commissione anche quella sulle bodycam per le forze di polizia. Gli agenti impegnati nel mantenimento dell’ordine pubblico potranno utilizzarle, anche se non saranno una dotazione obbligatoria. Stanziati in tutto 23,4 milioni in tre anni con questo obiettivo. “Le forze di polizia così saranno più tutelate”, commenta il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ritirate, invece, alcune proposte della Lega tra le quali il reato di integralismo islamico, l’obbligo di prediche in italiano e la castrazione chimica per gli stupratori. Su quest’ultimo punto c’è però l’impegno del governo ad aprire un tavolo che discuterà eventualmente di trattamenti temporanei e reversibili, anche farmacologici.