Si, lo sappiamo, è una scelta anomala per Controradio quella di eleggere “Sweet Southern Sugar” di Kid Rock a Disco Della Settimana”, eppure Bob Ritchie ha dato alle stampe un solido album di Southern Rock davvero ben prodotto. Ok, nulla di nuovo, ma in macchina suona benissimo. Accendete i motori!
Anticipato dai singoli “Tennessee Mountain Top”, “Po-Dunk” e “Greatest Show On Earth”, Ideale seguito di “First Kiss” del 2015 “Sweet Southern Sugar” rappresenta un’ulteriore conferma di quello stile tipicamente “redneck” dell’ironico Bob Ritchie, che contamina di suggestioni ’90s e rap lo spirito del southern rock e del country.
Così se ne parla su Loudvision:
Scanzonato, sicuro di sé e provocatorio: il buon vecchio Kid Rock sembra proprio non voler perdere quel piglio che lo ha reso celebre nel panorama hard rock americano negli ultimi 20 anni. In questo senso, “Sweet Southern Sugar” (pubblicato lo scorso venerdì 3 novembre) rappresenta un’ulteriore conferma di quello stile sfrontato e “republican” tipico di Bob Ritchie, contaminato sempre di più (rispetto ai primi anni 90) dallo spirito southern rock mescolato a sonorità propriamente country. Il disco contiene 10 brani, tra cui i tre singoli apripista “Po-Dunk” (al 27° posto nella classifica “Hot Country Songs”), “Greatest Show On Earth” (16° nella “Mainstream Rock Chart”) e “Tennessee Mountain Top” (anch’essa nella “Hot Country Songs”), catturando l’attenzione sin dal primo ascolto.
“Sweet Southern Sugar” è un vero e proprio viaggio a bordo di una Cadillac decapottabile anni 50, muovendosi ad ogni curva della “highway” tra sonorità rock degne dei più moderni ZZ Top (“Po-Dunk”), ballad malinconiche simil Lynyrd Skynard (“Back To The Otherside”, “Raining Whiskey”) e persino un assaggio del caro vecchio hardcore rap (“Grandpa’s Jam”), lanciando messaggi provocatori conditi di sesso, alcol e droghe, oppure celebrativi e carichi di orgoglio americano, o ancora di amore e libertà. In questo lavoro (l’undicesimo in studio) è possibile scorgere una certa maturità da parte di Kid Rock, consacrata dal sodalizio raggiunto negli ultimi anni (o almeno dall’album “Rock n Roll Jesus” del 2007) con la country music. Alzate pure lo stereo!
A Rockol è piaciuto meno:
Voleva fare il senatore degli Stati Uniti, invece ha pubblicato un nuovo album. Francamente – vista l’aria che tira, trumpismo compreso – è meglio così. Molto meglio un disco di rock/country/rap/hard rock in più, che un musicista con le idee un tantino confuse seduto in Senato. È così che ci troviamo in mano questo “Sweet Southern Sugar”, undicesima fatica in studio del Nostro – che non si smentisce neppure musicalmente.
Non è il caso di aspettarsi sorprese di alcun tipo, né raffinatezze o sperimentazioni (ammesso che ci sia ancora chi se le aspetta). “Sweet Southern Sugar” è un agglomerato di 10 pezzi in salsa southern rock/country con tocchi rap, conditi da testi e attitudine che evocano patriottismo da teatrino, aggressività da mandriano armato stile “stai lontano da me e dalle mie cose” e una parossistica celebrazione degli ideali più reazionari dell’immaginario redneck.
Descritto così sembra anche piuttosto repellente come quadretto, eppure occorre rendere il merito a Kid Rock (vero nome Robert James Ritchie) di saperci fare, anche con ingredienti del genere: c’è lo stereotipo – e a quintali – ma quella vena di ironia e umorismo di grana grossa che da sempre lo contraddistingue strappa il sorriso in qualche occasione, risollevando le sorti di un disco altrimenti poco più che mediocre.
Mediocre perché intrecciato a doppio filo con una tradizione musicale che ha detto tutto da decenni ormai, relegata – se vogliamo – al mondo della nostalgia e del revival, cristallizzata; non che non ci siano altri generi che soffrono di questa sindrome, ma se al tutto aggiungiamo anche stivali da cowboy, uno spiccato sentimento repubblicano (all’americana, of course), la retorica da far west contemporaneo e i riff che saccheggiano il repertorio di Lynyrd Skynyrd, Molly Hatchet & co. senza troppi complimenti (per non parlare di qualche momento street/glam alla Mötley Crüe, di una manciata di rocconi alla Brian Adams d’antan e di qualche riffaccio che gli Who potrebbero reclamare)… ecco, allora l’aria si fa un po’ più rarefatta. Anche con qualche rappata nostalgica in più a movimentare la faccenda.
Morale: un disco che si fa ascoltare a cervello spento, che regala qualche momento di rock sanguigno e standard, da radio FM americana, ma che oggettivamente non fa drizzare neppure un pelo sulla pelle. Qualcuno lo chiamerebbe “ruock” e nemmeno troppo a torto.
Del resto ogni tanto c’è anche bisogno di ascoltare senza farsi troppe seghe mentali. E un album così questo promette e questo offre. Nel bene e nel male.
Ma per farci due risate sul pittoresco personaggio (già candidato con un programma decisamente “populista” al senato USA) vi consigliamo la recensione “distopica” di Noisey intitolato “Abbiamo immaginato Kid Rock presidente degli USA“:
Kid Rock è uno di quei personaggi pubblici per cui l’opinione pubblica oscilla costantemente tra il disprezzo e il LOL, ma una cosa che siamo sicuri che nessuno proverà nei suoi confronti è stima o fiducia. Uno pensa che non ci sia nulla di peggio del fatto che Kid Rock si sia candidato al Senato degli USA, e invece c’è eccome: la candidatura era un espediente di marketing per promuovere il suo nuovo album, Sweet Southern Sugar
“GREATEST SHOW ON EARTH”
La cerimonia di inaugurazione: finalmente l’America ha il Presidente che merita. Le bandiere Sudiste sventolano.
“PO-DUNK”
Improvvisamente la pagina Wikipedia della musica blues recita che si tratta di un genere musicale inventato da John Wayne.
“TENNESSEE MOUNTAIN TOP”
Si tiene il primo Barbecue Presidenziale in un parco naturale sugli Appalachi. L’intero stato del Tennessee viene circondato da un cordone di milizie private, la cui divisa consiste in canottiera + pelliccia. Durerà tre mesi.
“I WONDER”
Un decreto presidenziale stabilisce che quella che finora è stata chiamata “razza caucasica” cambierà nome in “razza nera” e viceversa.
“AMERICAN ROCK’N’ROLL”
Un decreto presidenziale stabilisce che gli Stati Uniti d’America ora comprendono ogni luogo in cui sia sorto un McDonald’s. L’ONU protesta timidamente. Vladimir Putin fa le flessioni in un angolo ridendo.
“BACK TO THE OTHERSIDE”
Viene votata una mozione che ridefinisce il matrimonio come “il legame indissolubile tra un uomo e il suo pick-up”.
“RAINING WHISKEY”
Si tiene il secondo Barbecue Presidenziale, questa volta sul bayou in Louisiana. In tutto lo Stato non viene suonata una nota di musica per l’intera durata della cerimonia, dal 4 luglio al 15 agosto.
“STAND THE PAIN”
Un attentato terroristico sconvolge gli USA. Invece di tenere un discorso alla nazione, il presidente Rock e la sua band suonano questa canzone a canali unificati: “Quando ti sembra di non riuscire più a sopportare il dolore / Quando ti sembra non ci sia rimasto più nulla da fare / Abbassa la testa e non ti fermare”. Diventa il singolo più venduto di tutti i tempi.
“SUGAR PIE HONEY BUNCH”
Si viene a sapere che i membri dei partiti di opposizione sono stati deportati su un’isola tropicale. In quello che non si capisce se sia un gesto di magnanimità o di perverso sadismo, l’unica attività che gli esiliati possono svolgere sull’isola è il golf.
“GRANPA’S JAM”
Il mandato presidenziale di Kid Rock si conclude e lui, forte della consapevolezza di aver cambiato radicalmente il mondo, si ritira a vita privata, ma non prima di aver diffuso in ogni edificio pubblico questa canzone in repeat per il suo ultimo mese di reggenza.