Firenze, don Ciotti, presidente di Libera, è intervenuto a un dibattito su lavoro e legalità nell’ambito della Festa della Fiom di Firenze.
“Antimafia è una parola da mettere in quarantena permanente – ha detto don Ciotti – perché “dietro ‘antimafia’ c’è tutto e il contrario di tutto: ci sono anche mafiosi che fanno l’antimafia, e lo abbiamo visto, lo tocchiamo con mano”.
Essere contro le mafie dovrebbe essere un fatto di coscienza – ha spiegato – e non una carta di identità da tirare fuori a seconda delle circostanze. Cosa signitica essere antimafia? C’è forse qualcuno che si dichiara apertamente a favore delle mafie? Non c’è nessuno: è di questo consenso unanime, preventivo, che hanno approfittato alcuni per fare dell’antimafia un cavallo di Troia del malaffare”.
Tangentopoli è stata “un’occasione persa” per le forze politiche, dopo che “solo Enrico Berlinguer aveva messo la testa sulla questione morale nei partiti – ha detto poi don Luigi Ciotti – Tangentopoli “era una straordinaria occasione di riflettere per le forze politiche: e la politica, la grande politica, non ha avuto la forza di guardarsi dentro in quel momento. Pochi ebbero il coraggio di affrontare la questione morale come anche una questione politica. Non è stato fatto, e lo paghiamo ancora oggi”.
“Le mafie hanno tratto grandi profitti anche durante la pandemia, e ricaveranno grandi profitti anche da una economia di guerra, che apre dei grandi varchi”. Oggi “la presenza criminale mafiosa è più forte al centro-nord che non al sud”, e le mafie “sono ancora più forti di prima”, ha detto don Ciotti, secondo cui “è un grande errore credere che le mafie, siccome non fanno più stragi, siano deboli, in via di estinzione come qualcuno ha detto. Le mafie in Italia godono ancora di coperture, di complicità a livello politico ed economico”.