In Toscana la crescita è zero. Questi sono i dati resentati oggi a Firenze nel nuovo rapporto Ires-Cgil sull’economia regionale sui primi 6 mesi del 2019. Buono il commercio estero regionale grazie ai settori della moda e della meccanica. Consumi lenti ma costanti che beneficiano del mercato del lavoro. Si prevede per il 2020 e il 2021 che la crescita si assesti sul 0.4% e 0.6%. Aumentano i posti di lavoro (+11.076), il 35,8% del totale assunzioni contro il 26% del 2018.
Presentato il terzo focus Ires sull’economia della regione Toscana relativo ai primi sei mesi del 2019. Il report è stato diviso per ognuna delle 10 province toscane con un ulteriore parte dedicata agli indicatori regionali. I dati confermano un deterioramento della dinamica economica regionale con una performance estremamente modesta che fissa, in termini previsionali, da qui alla fine dell’anno il tasso di crescita regionale allo 0%.
In base alla revisione delle stime econometriche Prometeia, aggiornate a luglio, il Pil regionale mostrerebbe nel 2019 un deterioramento della dinamica maturata l’anno precedente (+0,9%), con un tasso di crescita che diviene fortemente stagnante, ancorandosi allo 0%. Il commercio estero regionale invece torna ad essere positivo con un andamento crescente, legato al ruolo del mix settoriale regionale in cui il peso preponderante riguarda l’ingente crescita del sistema moda, insieme alla meccanica. La crescita sarebbe indipendente dall’effetto delle tensioni valutarie, finanziarie e, soprattutto, delle tariffarie internazionali.
Tuttavia il rafforzamento dell’export netto, in base all’influsso positivo della domanda estera sull’economia toscana, non basta a controbilanciare l’incerto e lento andamento che farebbero registrare i consumi delle famiglie (+0,5% come nel 2018) e gli investimenti fissi lordi (da +4,3% a +0,5%) insieme all’apporto negativo della variazione delle scorte. I consumi hanno invece mantenuto un tasso di crescita lento ma costante, beneficiando di un mercato del lavoro che ancora tiene. Nel 2020 e 2021 la crescita dovrebbe assestarsi rispettivamente su 0,4% e 0,6%.
La ripresa dell’export però non controbilancia il calo dei consumi delle famiglie e degli investimenti. Ancora forti rimangono i segnali di incertezza che non mostrano ancora segni di inversione della tendenza negativa. Le aspettative continuanao a dettare comportamenti prudenti che potrebbero essere rivisti o modificati solo in presenza di politiche economiche e creditizie anticicliche ed espansive.
“Il quadro generale presenta segnali contraddittori: ci sono alcuni settori, come quello delle esportazioni, che vanno bene ma in generale la situazione è piatta, così come resistono forti differenziazioni tra le varie province. Osserviamo con molta attenzione gli sviluppi sulla questione dei dazi e della Brexit: la meccanica e la moda esportano molto in Usa e Inghilterra, la prospettiva non è rassicurante”, ha detto Claudio Guggiari (segerteria Cgil Toscana).
“La Toscana deve rilanciare la sua capacità competitiva, la Cgil ha siglato con la Regione un Patto per lo sviluppo che va sostenuto e messo in pratica su infrastrutture, lavoro, università, credito, investimenti. Per rilanciare i consumi interni potrebbero essere d’aiuto gli interventi sul cuneo fiscale di cui si parla nel Governo, mentre per le infrastrutture ci auguriamo che alle recenti rassicurazioni del ministro De Micheli sulle opere toscane seguano fatti”, conclude il segretario.
Nel primo trimestre del 2019 in Toscana, sommando le assunzioni a tempo indeterminato con le trasformazioni da lavoro a termine, si registra un aumento rispetto al 2018 con un saldo positivo di 11.076 posti di lavoro, il 35,8% del totale assunzioni contro il 26% del 2018. Lo stock complessivo regionale di occupati nel primo scorcio del 2019 appare sostanzialmente inalterato, intorno a 1,6 milioni di persone; prosegue una graduale riduzione del tasso di disoccupazione che passa dall’8,3% al 7,7% su base regionale.
Per quanto riguarda la Cassa integrazione, si evidenzia una forte difformità tra il primo trimestre 2019 (migliore rispetto allo stesso periodo del 2018) ed i successivi mesi dove si verifica una brusca accelerazione pari a 4,5 milioni di ore autorizzate. Parametrando le ore teoriche autorizzate a equivalenti rapporti “full time” si passa, infatti, dai 7-8 mila dipendenti disoccupati del primo trimestre a oltre 11mila dei mesi successivi, quasi tutti metalmeccanici.
Intervista di Gimmy Tranquillo