“Grande coalizione in se stessa non vuol dire niente, dipende dai contenuti e da come la si fa”. Lo ha detto Carlo Calenda, ministro per lo Sviluppo economico, rispondendo a Firenze a domande dei giornalisti a proposito dell’ipotesi che dopo il voto del 4 marzo ci possa essere un governo di larghe intese, con un accordo fra il centrosinistra e parte del centrodestra.
“Dipende di che grande coalizione stiamo parlando – ha affermato Calenda, a margine dell’Annual meeting di Bhge a Firenze – perché la grande coalizione alla tedesca, che ha un programma molto solido e tra l’altro anche molto intelligente, è una cosa positiva. Se invece diventa un accrocchio per cercare di risolvere un problema, che semplicemente è quello di trovare un governo al Paese, certo, forse si dovrà fare, ma non rappresenta la soluzione dei problemi italiani”.
“Ho iniziato a lavorare a 18 anni. Nella mia vita ho preso stipendi sempre dal privato. Gli ultimi 4 anni li ho presi dal pubblico ed e’ stato un grande onore. Ho l’impressione che la sua traduzione di burocrate e’ qualcuno che ha un lavoro. E allora si’, sono un burocrate”. Lo sottolinea il ministro, che, a margine della firma per l’accordo di programma tra la Regione Toscana e il ministero per due progetti del programma Galileo di BHGE, avvenuta a Firenze, replica cosi’ al leader del Carroccio Matteo Salvini, che ha definito il ministro “un burocrate dipendente d Bruxelles”. Calenda, quindi, mette nel mirino Salvi e attacca: “Sento proposte davvero stravaganti in questa campagna elettorale. La piu’ stravagante l’ho sentita ieri da Salvini che propone, lui, di mettere i dazi se diventera’ presidente del Consiglio. Dopo aver passato 3 anni in commissione Commercio dell’Ue dovrebbe sapere che i dazi non li mette lui, ma l’Ue”. Per il ministro, inoltre, “l’Italia ha un problema diverso rispetto agli Stati Uniti, che hanno 500 miliardi deficit. Noi invece abbiamo 50 miliardi di surplus e conviene che i mercati siano ben aperti, in maniera da poter esportare le nostre merci e il made in Italy. Altra cosa e’ la battaglia sull’anti dumping, che noi abbiamo condotto strenuamente in Europa, per esempio riuscendo a non far riconoscere lo status di economia di mercato ai cinesi, o la nuova normativa sulla golden power”.
In questa fase, conclude il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, “i proclami che sento fare in campagna elettorale, sull’idea di tassare le multinazionali e che vorrebbe semplicemente dire farle scappare dal Paese, non e’ politica industriale ma politica elettorale. Il problema e’ che questi messaggi arrivano fuori e danno il senso di una classe dirigente italiana in parte impreparata a governare il Paese ed e’ un peccato”.