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“Gloria del sesso donnesco”: Elisabetta Sirani agli Uffizi

Sirani

Bella e brava: ma non è bastato perchè nei secoli gli storici dell’arte si ricordassero di Elisabetta Sirani, artista bolognese del Seicento. Nemmeno l’esser morta giovanissima, a 27 anni, à la Marylin Monroe, l’ha portata all’attenzione degli estensori dei canoni normativi della storia dell’arte.

Finchè non sono arrivate le storiche dell’arte americane degli anni Settanta del Novecento  che hanno avviato lo studio e la riscoperta delle artiste donne del passato. “Why Have There Been No Great Women Artists?” è il fondamentale e meritorio saggio del 1971 della grande storica dell’arte Linda Nochlin, vero capostipite sia della storia dell’arte che della teoria dell’arte femministe.

E meno male!

Da allora, un altro mondo è stato possibile e adesso sembra solo normale – anzi, doveroso – che una mostra racconti questa artista che era, appunto, brava. Anzi bravissima.

Dipingere e disegnare “da gran maestro”: il talento di Elisabetta Sirani (Bologna, 1638-1665)  è allestita agli Uffizi nella bellissima sala Edoardo Detti e nella Sala del Camino al primo piano,  ed è una mostra che si inserisce e continua il progetto inaugurato l’anno scorso di presentare il lavoro di artiste in occasione dell’8 marzo (vabbè).  E che si svolge in concomitanza con quella su Maria Lai aperta in Palazzo Pitti.

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La mostra agli Uffizi consente di apprezzare il gran talento di questa artista di  “stupefacente produttività e prodigiosa velocità esecutiva” – cominciò a lavorare a 17 anni e dipinse più di 200 quadri in 10 anni – e in più dotata di grande “facilità” e sicurezza della mano, sia nei dipinti che nei disegni e nelle incisioni.

Talento e doni evidenti nei 33 lavori in mostra, selezionati da Roberta Aliventi e Laura Da Rin Bettina, con il coordinamento scientifico di Marzia Faietti.

Elisabetta Sirani fu notissima ed ammiratissima ai suoi tempi, non solo nella sua città natale ma anche nel resto d’Italia e alle varie corti europee.  Un riconoscimento echeggiato  dallo storico dell’arte Carlo Cesare Malvasia che la definì “prodigio dell’arte, gloria del sesso donnesco, gemma d’Italia, sole d’Europa,  l’Angelovergine che dipinge da homo, ma anzi più che da homo”.

 

Colta, preparata, con un padre pittore che le aprì la possibilità di dedicarsi alla pittura, e in più pienamente consapevole del suo talento e della sua capacità di fare bene tutto, dai temi sacri a quelli storici e ai ritratti. Una artista con i fiocchi e i controfiocchi, che vi aspetta agli Uffizi. Fino al 10 giugno.

 

Margherita Abbozzo

Credits in ordine di apparizione:

Di Elisabetta Sirani (Bologna, 1638-1665):

Dettaglio dell’Allegoria della Pittura ( vedi sotto);

Madonna col Bambino e San Giovannino, 1664, Olio su tela, Pesaro, Comune di Pesaro, Musei Civici – Palazzo Mosca.

Allegoria della Pittura (autoritratto?), 1658, Olio su tela,  Mosca, The Pushkin State Museum of Fine Arts.

Riposo in Egitto, Acquaforte, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.

Ritratto del conte Annibale Ranuzzi, Pietra rossa, carta, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.

Anna Maria Ranuzzi ritratta come la Carità, Olio su tela, 1665, Bologna, Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

Amorino trionfante in mare (Amorino Medici), 1661, Olio su tela, Bologna, collezione privata.

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