Si profila un’emergenza in Toscana per lo smaltimento dei cosiddetti fanghi da depurazione, che devono essere per legge inviati in centri specializzati o bruciati negli inceneritori, a causa di una recente sentenza del Tar della Lombardia che vieta lo spandimento di questi materiali nei terreni agricoli. La sentenza ha infatti portato alcuni impianti, soprattutto lombardi ai quali vengono inviati i fanghi e i liquami toscani, a non accettare più conferimenti.
A lanciare l’allarme sono state ieri alcune ditte di autospurghi che hanno spiegato di non sapere più dove portare i materiali raccolti dopo che il centro Gestione impianti e depurazione acque spa (Gida) di Prato ha annunciato che dal 6 agosto non accetterà più i liquami provenienti dalle fosse settiche e dalla pulizia delle fognature.
Gida conferiva i fanghi di depurazione in alcuni impianti lombardi bloccati dal 23 luglio in seguito alla decisione dei giudici amministrativi. La questione dello stop ai conferimenti in Toscana riguarda anche le aziende che gestiscono il servizio idrico. Oggi a rilanciare la questione anche la Cna toscana che ha chiesto un intervento della Regione Toscana, per individuare “immediatamente siti dove effettuare lo stoccaggio temporaneo o definitivo”.
L’assessora regionale all”ambiente Federica Fratoni ha assicurato che si sta “lavorando alla predisposizione di un’ordinanza che consenta, in questa fase emergenziale, il conferimento in discarica dei fanghi da depurazione provenienti dal servizio idrico integrato”, “nell’attesa che venga emanato un decreto ministeriale di aggiornamento del decreto legislativo, il 99 del 1992, per lo spandimento dei fanghi in agricoltura. Testo che ieri è stato licenziato anche dalla Conferenza Stato-Regioni”.