La Regione ha emanato le “Linee di indirizzo per la risposta alle emergenze sanitarie intraospedaliere”, con l’obiettivo di definire un modello di risposta a tutti gli eventi critici di natura sanitaria che possono verificarsi all’interno degli ospedali e offrire strumenti concreti e sicuri per la risposta a queste emergenze.
Il percorso, avviato nel 2017, ha coinvolto tutti gli ospedali toscani e ha visto un’intensa collaborazione tra i professionsiti delle aziende sanitarie e del mondo sanitario regionale, in particolare il settore Qualità dei servizi e Reti cliniche: un gruppo di lavoro composto da crica 30 professionisti del sistema sanitario, di diverso profilo professionale.
Le linee guida sono state approvate, nel corso di una delle ultime sedute della giunta, con una delibera presentata dall’assessore regionale per il diritto alla salute, che ha sottolineato come alla loro produzione abbiano contribuito moltissimi professionisti: il Centro gestione rischio clinico, i referenti delle categorie di professionsiti e delle Reti cliniche tempo-dipendenti, personale tecnico a vario livello e il msistema di emergenza preospedaliero; con l’obiettivo di produrre contenuti di qualità e nello stesso tempo attuabili. Si tratta di un sistema con solide basi scientifiche, che pone la sanità toscana all’avanguardia a livello nazionale in questo ambito.
“La sanità toscana – chiarisce Matteo Nocci, coordinatore e responsabile scientifico del gruppo di lavoro che ha prodotto le linee di indirizzo – ha già raggiunto dei buoni standard al riguardo e il nuovo intende migliorare ancora di più il sistema garantendo maggiore sicurezza, risolvere alcune criticità, favorire il lavoro dei professionisti e pareggiare alcune disparità tra i diversi ospedali”.
Secondo le stime, ogni giorno negli ospedali toscani sono presenti più di 9.000 pazienti ricoverati e oltre 30.000 persone usufruiscono di prestazioni ambulatoriali ospedaliere. A questi si aggiungono gli operatori sanitari e tecnici, gli studenti e un numero molto significativo di visitatori. In una percentuale non banale di questi può verificarsi un evento acuto, ad esempio per i soli pazienti ricoverati sono stimati giornalmente circa 17 arresti cardiaci.
La presenza di un sistema a risposta rapida è dimostrata essere in grado di ridurre in modo significativo il numero di arresti cardiaci intraospedalieri, evento ancora fortemente gravato da un elevato tasso di insuccesso delle manovre rianimatorie. Alcune casistiche riportano una diminuzione dell’arresto cardiaco dall’8 fino all’1 per mille pazienti e una riduzione della mortalità correlata a tale evento dal 2,5 al 2%. Uno studio inglese del 2012 ha rilevato, su un campione casuale di 1.000 adulti deceduti nel 2009 in 10 ospedali inglesi, che il 5,2% di questi avrebbe avuto oltre il 50% di probabilità di sopravvivenza, se non si fossero verificate carenze e intempestività nel soccorrere improvvisi aggravamenti. Altri vantaggi dati dall’introduzione di tale sistema sono da riferirsi ad un minor ricorso a livelli di cura maggiormente impegnativi, come le terapie intensive, permettendo una maggiore performance ospedaliera.
Il modello indicato dalle linee guida, definito anche come sistema a risposta rapida, è teso a potenziare gli standard di sicurezza ospedalieri, con particolare attenzione ai pazienti, agli operatori e ai visitatori, garantendo risposte efficaci e appropriate in tutti i casi di emergenza-urgenza. Rientrano tra questi anche i percorsi di cura complessi che possono richiedere la gestione del paziente in ospedali diversi, in un’ottica interaziendale, rimandando così ad un nuovo concetto più attuale di rete per le emergenze intraospedaliere. Questi sistemi avanzati di risposta alle emergenze sono associati a una diminuzione della mortalità intraospedaliera e del ricorso a livelli di cura maggiore, come le terapie intensive, permettendo quindi notevoli vantaggi in termini di sicurezza e performance ospedaliera.
Particolare attenzione è rivolta ai percorsi di cura tempo-dipendenti come ictus, trauma, emergenze cardiologiche e sepsi, con l’obiettivo di introdurre quanto più precocemente i pazienti nelle relative reti di cura e garantire loro percorsi di cura appropriati e coerenti con le linee guida di riferimento. Il percorso delineato dal documento prevede anche l’introduzione del numero unico per le emergenze intraospedaliere (NUEi) 2222, una novità importante che consente di semplificare e rendere più sicura l’attivazione, fornendo anche un canale diretto per le comunicazioni in emergenza all’interno dell’ospedale e con il sistema extraospedaliero (118).