Intanto secondo un primo rapporto inviato dal medico legale alla procura di Firenze sull’autopsia, risulta che dalla Tac non emergono né lesioni interne, né percosse, quindi al momento, in attesa della relazione completa, si tende a escludere che il decesso sia stato causato dall’intervento di terzi.
Un centinaio di persone ha aderito all’appello di associazioni e organizzazioni legate a centri
sociali e estrema sinistra per commemorare oggi Arafet Arfaoui, il 31enne tunisino che il 17 gennaio scorso è morto in un negozio money transfer a Empoli (Firenze) durante un intervento di polizia e 118.
All’esterno dell’esercizio dove è morto, c’è stato un presidio durante il quale i passanti venivano invitati a depositare un fiore in suo ricordo.
Intanto secondo un primo rapporto inviato dal medico legale alla procura di Firenze sull’autopsia, risulta che dalla Tac non emergono né lesioni interne, né percosse, quindi al momento, in attesa della relazione completa, si tende a escludere che il
decesso sia stato causato dall’intervento di terzi. Invece il tunisino è stato trovato positivo alla cocaina.
Della pre-relazione medico legale scrive oggi il Corriere Fiorentino dove si aggiunge che nella prossima settimana dovrebbero essere disponibili gli esami istologici e
tossicologici definitivi. Sulle cause esatte della morte servirà ancora qualche settimana.
Sempre oggi a Empoli all’appello ha aderito anche Andrea Magherini, fratello dell’ex calciatore Riccardo, morto a Firenze il 3 marzo 2014 per un arresto cardiaco in un intervento in strada dei carabinieri.
La famiglia Magherini, pur non essendo fisicamente presente, ha fatto pervenire dei fiori e ha aderito all’iniziativa con un messaggio video di Andrea diffuso su Facebook: “Non si può morire così durante un fermo di polizia -ha detto – Ci sono delle regole di ingaggio da rivedere. Quando si parla di diritti umani sono sempre importanti, soprattutto quando ci si trova nelle mani dello Stato. Porgiamo un fiore alla memoria di Arafet, gran brava persona”.