Proseguono le indagini della Procura. Vengono sentiti tutti quelli che sono in grado di riferire qualcosa di utile, a partire dai testimoni diretti presenti al deposito ENI di Calenzano la mattina del 9 dicembre
Al momento dell‘esplosione nel deposito Eni di Calenzano (Firenze), nelle vicinanze della pensilina numero 6 era in atto il sollevamento di un carrello, tramite un macchinario, proprio in concomitanza alla formazione di una nube di vapori di carburanti. La vicinanza di questa operazione potrebbe aver contribuito all’innesco dell’esplosione.
E’ quanto si apprende ai margini dell’inchiesta della procura di Prato in base a ipotesi maturate nel prosieguo degli accertamenti tecnici in corso. Il fumo di vapori è lo stesso riferito da alcuni testimoni e corrisponderebbe a quello che si nota nel primo video disponibile sull’esplosione.
Intanto prosegue l’esame di tutte le immagini disponibili raccolte dalla videosorveglianza del deposito Eni di Calenzano per cercare altri elementi utili, oltre al video circolato poche ore dopo l’esplosione in cui, pur ‘sgranato’, le immagini riportavano il diffondersi di fumo, che formava una piccola nube gassosa alla base di una corsia di carico di carburanti prima dell’esplosione. Un documento prezioso, ma la speranza è trovarne altri simili.
Secondo quanto emerge proseguono, intanto, anche i colloqui investigativi coi testimoni, innanzitutto autotrasportatori, addetti dell’impianto e manutentori esterni. Vengono sentiti tutti quelli che sono in grado di riferire qualcosa di utile, a partire dai testimoni diretti presenti nel deposito di Calenzano la mattina del 9 dicembre.
Anche l’acquisizione di documenti delle aziende è un’altra attività delegata dalla procura di Prato che continua e che serve per raccogliere gli elementi utili a definire vari aspetti, fra cui i rapporti fra committente Eni e appaltatore, modalità di servizio riguardo alla manutenzione straordinaria in corso nel sito e le attività di accesso e carico delle autocisterne per la clientela.
Di certo c’è che la mattina dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano erano in corso due distinti interventi di manutenzione agli impianti. Uno alla pensilina numero 7, accanto a quella dell’esplosione, riguardava una condotta di alimentazione per il carico di carburante ai camion. L’altro intervento invece riguardava la riparazione di due raccoglitori di vapori – uno più piccolo, uno più grande – che da tempo risultavano malfunzionanti e che sono proprio alla corsia 6, quella dell’esplosione. Lo si apprende da fonti inquirenti. Vapori di benzina e di altri carburanti si formano nelle fasi di pompaggio dei prodotti nelle autobotti.
La procura di Prato fa sapere poi che unedì prossimo alle 10,30 ci sarà un sopralluogo al sito Eni di Calenzano (Firenze), insieme ai consulenti tecnici incaricati di una perizia sugli apparati industriali del deposito dove il 9 dicembre c’è stata l’esplosione che ha causato 5 vittime e 26 feriti, più danni materiali anche all’esterno. Secondo quanto emerge, verranno fatte verifiche tecniche specifiche sul posto, dirette all’accertamento delle responsabilità, anche esaminando i danni alle carcasse di impianti e mezzi.
Infine, è stato reso noto che le salme delle cinque vittime dell’esplosione devono restare ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria, presso l’istituto di Medicina legale di Careggi, per l’espletamento di altri accertamenti dopo le autopsie, che sono state già effettuate. Lo si apprende a Prato dove tuttavia si confida di liberarle prima possibile, già la prossima settimana.