Boschi non era nè nel comitato esecutivo nè in quello credito.
L’allora vicepresidente di Banca Etruria Pierluigi Boschi non ha partecipato alle riunioni degli organi della banca che hanno deliberato finanziamenti finiti poi in sofferenza e che costituiscono ‘il reato di bancarotta’. Lo afferma il procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi in audizione alla Commissione d’inchiesta sulle banche in risposta al deputato Carlo Sibilia (M5S) che gli chiedeva del ruolo di Boschi (padre del sottosegretario Maria Elena ndr) nel crac dell’istituto aretino.
Rossi ha voluto fare una premessa: “Faccio questo lavoro da 30 anni, sono della vecchia scuola, le persone si distinguono non per di chi sono figli o padri, per il loro orientamento sessuale o politico, ma per i comportamenti. Boschi entra in cda nel 2011 come amministratore senza deleghe diventa uno dei due vicepresidenti nel maggio 2014 assieme a Rosi. Noi sulla responsabilità per la bancarotta vediamo i comportamenti e questi discendono dalle delibere. I conflitti di interesse li abbiamo tutti evidenziati, per noi i crediti valgono se vanno poi in sofferenza altrimenti non costituiscono il reato bancarotta”.
Boschi, ha quindi ricordato il pm, non era peraltro nè nel comitato esecutivo nè in quello credito. In precedenza Rossi aveva sottolineato come i finanziamenti che hanno portato al crac la banca fossero concentrati nel periodo 2008-2010 e diretti a grandi gruppi nazionali in maniera spropositata rispetto alle dimensioni dell’istituto di credito.