Per la Commissione europea la solidarietà è ormai un obiettivo e lo dimostra il “budget” che è stato stanziato e che “non è servizio contabile neutro” ma “deve riflettere le grandi ambizioni” dell’Europa. Lo ha detto Jean Claude Juncker parlando oggi a Firenze a ”The State of the Union”.
Il presidente della Commissione europea ha voluto sottolineare come, “ancor prima dei piani” che sono stati definiti”, la Commissione si sia lanciata “nel rilanciare la solidarietà”. A questo proposito ha ricordato quel piano che viene chiamato con il suo nome: “Ma se sarà un successo sarà considerato con il suo nome per intero, se non funzionerà resterà piano Junker”, ha aggiunto. Il Piano investimenti, ha proseguito, oggi ha permesso di mobilitare “285 miliardi. E’ un ottimo inizio, ma non basta e abbiamo come obiettivo 500 miliardi entro il 2020, e 600 entro 2022”.
“Populisti e nazionalisti hanno avuto materia per alimentare loro sentimenti e aumentare distacco dagli altri” a causa della crisi migratoria. Ha detto il presidente della Commissione Ue. Così “la “solidarietà si sfilaccia e si perde poco a poco così i Paesi del Nord Europa hanno “riscoperto un”espressione che detesto: il club del Mediterraneo, si deve usare solo per il turismo”, per indicare il Sud Europa che affronta il flusso profughi. Invece “Europa e solidarietà vanno insieme. La solidarietà fa parte del patto fondatore dell’Europa”.
“Riformare il sistema di Dublino” per creare un nuovo sistema di asilo: lo ha chiesto Jean Claude Juncker. “In occasione della crisi migratoria – ha detto – e prima con la crisi economica e finanziaria, ho scoperto che ci sono europei che sono pronti” a uno sforzo solidale, “ed europei part-time, che a volte partecipano, a volte no, ma parlano molto: vorrei che tutti i paesi europei fossero europei a tempo pieno”. Secondo Juncker “ci sono state crepe nella solidarietà europea, apparse evidenti nel contesto della crisi migratoria. Io ero fra quelli che credevano si dovesse riconoscere la dignità del popolo italiano e greco che avevano chiesto più solidarietà: ci siamo uniti a loro, non si potevano lasciare quei paesi abbandonati a se stessi. La nostra risposta per dar loro man forte purtroppo è stata troppo tardiva”.