Giovanna Esposito, presidente di Fimeuc: “l’organizzazione e i protocolli di intervento sono ancora a macchia di leopardo, anche a causa della confusione regionalista”.
La Federazione Italiana Medicina di Emergenza-Urgenza e delle Catastrofi ha espresso forte preoccupazione per lo stato di salute degli apparati di pronto intervento della sanità pubblica.
Il problema sarebbe di natura strutturale: “L’organizzazione e i protocolli di intervento sono ancora a macchia di leopardo – dichiara Esposito – anche a causa della confusione regionalista, con una molteplicità di soggetti che compongono il sistema e che non consentono, spesso, una riposta unitaria. Eppure, con abnegazione il sistema riesce ancora a garantire 20 milioni di interventi l’anno, ma la situazione è al di là della soglia di criticità. Siamo al rischio di collasso”.
Anche il segretario di Fimeuc, Fabiola Fini, sottoscrive le parole di Esposito, ed aggiunge: “Assistiamo a una giungla di contratti, con zone grigie di vero e proprio sfruttamento, con medici a gettoni e con accordi di lavoro anomali. Pensiamo sia importante che il ministero della Salute avvii un censimento della realtà”.
Le due esponenti dell’associazione sanitaria chiedono “Un tavolo al Ministero e con le Regioni prima della chiusura della legislatura per avviare l’iter di un provvedimento normativo che istituisca i nuovi Dipartimenti integrati di emergenza-urgenza”. “Dal punto di vista professionale occorre invece che si metta fine alle diverse forme di precariato e si completi nelle Regioni il passaggio a dipendenza dei convenzionati con l’obiettivo di un futuro contratto unico dei professionisti del settore”, hanno concluso.