Ven 22 Nov 2024
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Firenze: al via servizi di mediazione e etnopsichiatria per migranti

Sono alcune delle azioni previste nell’ambito del progetto Fami Eulim, promosso da Comune di Firenze, Società della salute di Firenze, Azienda Usl Toscana Centro, grazie al contributo del Fondo asilo, migrazione e integrazione 2014-2020 dell’Unione europea e del Ministero dell’interno

Interventi di etnopsichiatria (che indaga il disagio psichico dei pazienti provando a ‘leggere’ il disturbo dall’interno della cultura d’origine) nel carcere di Sollicciano, un servizio di mediazione linguistica nei distretti sociosanitari di Firenze di Santa Rosa, Morgagni, Piagge e D’Annunzio.

Sono alcune delle azioni previste nell’ambito del progetto Fami Eulim, promosso da Comune di Firenze, Società della salute di Firenze, Azienda Usl Toscana Centro, grazie al contributo del Fondo asilo, migrazione e integrazione 2014-2020 dell’Unione europea e del Ministero dell’interno per rafforzare i servizi sociali e socio-sanitari per l’integrazione dei cittadini stranieri non comunitari nel territorio comunale di Firenze.

Il servizio è rivolto in particolare a famiglie provenienti dall’area del Maghreb e dall’Africa, dai Balcani, dall’Est-Europa, dal Sud America o dall’Asia.

Gli interventi di etnopsichiatria nel carcere di Sollicciano, condotti dal Centro Studi Sagarà, prevedono 225 ore di etnopsichiatria, 270 ore di mediazione linguistica e 162 di mediazione etnoclinica. Sono poi in corso di realizzazione da ‘Rumi Produzioni’ due cortometraggi, della durata tra i 7 e i 10 minuti, per raccontare, in particolare ai cittadini stranieri che abitano a Firenze, quali sono i principi fondamentali della scuola italiana e come funziona il sistema scolastico.

“Questo progetto offre servizi rivolti a fasce di popolazione straniera diversa – hanno detto gli assessori  a welfare Sara Funaro e all’immigrazione Cosimo Guccione del comune di Firenze – per favorire la loro integrazione nella comunità, per aiutarli a capire come funziona la nostra società, per offrire loro informazioni sanitarie e non”.

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