Chiuso ufficialmente oggi a Firenze il campo rom del Poderaccio, alla periferia ovest di Firenze: dal 2014 a oggi tutti i nuclei familiari che vi abitavano (per un totale di 470 persone) sono stati sgomberati senza l’uso della forza pubblica.
Le ultime sette casette rimaste sono state rese inagibili in attesa della loro demolizione e della bonifica dell’area. Il campo, l’ultimo ancora esistente a Firenze, nato nel 1988 come area di sosta per nomadi con container, roulotte e baracche, nei primi anni Duemila era stato trasformato con la realizzazione di 79 casette suddivise in due villaggi. Il sindaco Dario Nardella, ha effettuato un sopralluogo sul posto. Dei circa 400 rom regolarmente residenti nel campo nel 2014, secondo quanto riferisce il Comune di Firenze, circa il 20% ha ottenuto alloggi Erp col meccanismo della graduatoria, mentre gli altri sono in strutture di accoglienza o hanno trovato sistemazione autonoma. “Il modello dei campi rom è un modello di integrazione sbagliato e ormai superato”. Lo ha affermato il sindaco Dario Nardella, parlando con la stampa nel corso di un sopralluogo al campo rom del Poderaccio, l’ultimo rimasto in città, da oggi ufficialmente chiuso al termine di un lungo programma di riallocazione dei suoi ospiti. “Credo che a sinistra – ha aggiunto – sia possibile affrontare problemi come questi senza lasciarli alla propaganda ideologica di partiti che usano il tema dei campi rom solo per fare campagna elettorale”. Nardella ha ricordato che “non abbiamo avuto bisogno dell’uso della forza pubblica, e per questo ringrazio la polizia municipale che stando sempre un passo indietro ci ha supportato: abbiamo utilizzato gli strumenti e le regole che valgono per tutti i cittadini, nessuna corsia preferenziale, nessun vantaggio, ma regole e strumenti che noi mettiamo a disposizione di tutte le persone che hanno determinate condizioni sociali”. Questo, secondo il sindaco, “è un modello vincente, è il modello Firenze che credo debba essere utilizzato in tutto il paese, perché questi problemi di immigrazione e di integrazione non si possono sempre tirar fuori in campagna elettorale per gli scontri tra i partiti, e anche per la sinistra smantellare e sgomberare un campo rom non deve essere un tabù, anzi, è un esercizio di grande responsabilità e intelligenza”.