La donna, 39 anni, lo aveva appena partorito nel bagno di casa. Stessa condanna per la madre, 83enne che, insieme al padre deceduto nel corso delle indagini, l’avrebbe assistita quando dette alla luce il piccolo.
Le indagini che hanno portato al processo sono partite da una segnalazione fatta al Telefono Azzurro da una vicina di casa nell’agosto del 2014, periodo a cui risalgono i fatti. Secondo quanto emerso nel processo il bambino è nato vivo ma è morto poco tempo dopo per cause che non è stato possibile accertare a causa della sparizione del corpicino. Per l’accusa, poche ore dopo il parto sarebbe stato il padre ultraottantenne della puerpera (deceduto per cause naturali nel corso del procedimento) a liberarsi del corpo del piccolo portandolo via da casa in una busta di plastica, che poi sarebbe stata gettata nella spazzatura
Anche le analisi mediche effettuate nelle indagini avrebbero confermato il parto. Del bambino tuttavia non è stata mai trovata alcuna traccia e rimane tuttora incerta la sorte del cadavere.
Alcuni vicini avrebbero detto di aver notato che la donna era incinta ma che poi, in pratica da un giorno all’altro, di non averle notato più la pancia. Un’altra vicina inoltre avrebbe dichiarato di aver udito la donna mentre partoriva, di aver sentito le sue grida del travaglio e poi, per tre volte, il vagito di un bambino.