La corte di appello di Firenze ha riconosciuto il “superiore diritto alla residenza anagrafica” a una donna e alla figlia di 9 anni che vivevano abusivamente in uno stabile occupato, pertanto Palazzo Vecchio deve iscrivere entrambe all’anagrafe comunale come residenti.
La vicenda è iniziata nel 2016. La madre, dopo essere stata sfrattata per morosità da un appartamento a Campi Bisenzio trova riparo in un alloggio occupato abusivamente in piazza Beccaria a Firenze. Non fa mistero della situazione e sollecita il Comune di Firenze a iscrivere lei e la piccola, di appena 3 anni all’epoca, nelle liste anagrafiche per vedere garantiti i diritti connessi alla residenza. Di fronte al ‘no’ di Palazzo Vecchio, la donna si rivolge al tribunale.
Vince un ricorso d’urgenza ex articolo 700. Poi però il tribunale accoglie le ragioni del Comune di Firenze. Ma la madre non si arrende, fa ricorso in appello e, appunto, lo vince.
“Il Comune – scrive il giudice Daniela Lococo nella sentenza – se da un lato aveva valutato positivamente la richiesta di iscrizione sulla base del domicilio, dall’altra aveva sostenuto di non aver potuto procedere a causa dell’atteggiamento ostruzionistico della signora che non avrebbe acconsentito alla presa in carico dei servizi sociali in conformità alla delibera della giunta comunale del febbraio 2016”. La corte di appello non ha dubbi affermando che “è infondata la pretesa del Comune di Firenze di subordinare la concessione della residenza a una preistruttoria da effettuarsi tramite la presa in carico da parte dei servizi sociali”. La delibera “deve essere interpretata quale misura tesa a fornite assistenza in conclamato svantaggio economico”.
La corte ha richiamato una risoluzione del Viminale del 2015 secondo cui lo stesso dicastero “ha riconosciuto che nei casi di illegittima occupazione dell’alloggio, il cittadino, quale extrema ratio, debba essere iscritto nell’anagrafe della popolazione residente in ragione del superiore diritto all’iscrizione anagrafica dalla quale discendono altri diritti costituzionalmente garantiti”.
“Firenze da oggi ha due cittadine in più. Ci sono voluti sei anni e numerose azioni legali ma alla fine giustizia è stata fatta”, inoltre la sentenza “farà da monito per quei Comuni che continuano a negare un diritto incancellabile”, afferma Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione nazionale Avvocato di strada.
“La signora – spiega il legale – aveva chiesto l’iscrizione anagrafica al Comune di Firenze. La residenza è indispensabile per avere accesso al sistema sanitario e garantire diritti fondamentali. Alla fine, la Corte d’appello ha riconosciuto le ragioni della nostra assistita sulla base di alcuni principi fondamentali: innanzitutto la residenza è un diritto ed il Comune non può impedire o rallentare il suo riconoscimento; un Comune non può obbligare chi richiede l’iscrizione anagrafica a svolgere un percorso coi servizi sociali per poterla ottenere; la residenza, come stabilito dal ministero dell’Interno, è un diritto anche per coloro che occupano abusivamente un immobile”.