Avrebbe ucciso i vicini perché aveva la sensazione che lo “scansassero”. Lo ha detto Fabrizio Barna, arrestato il 21 ottobre per aver commesso il duplice omicidio di Salvatore Andronico e del figlio Simone, ai carabinieri intervenuti poco dopo il fatto.
Infastidito dal comportamento scostante dei vicini, coi quali aveva avuto numerose discussioni per i rumori dei lavori di ristrutturazione della loro proprietà, Barna ha raccontato ai militari di essere entrato in casa per prendere la pistola, e poi di averli colpiti commettendo il duplice omicidio.
Secondo la ricostruzione riportata nelle carte dei gip Gianluca Mancuso, che ha disposto nei suoi confronti la misura di custodia cautelare in carcere, alla vista dei militari Barna è andato loro incontro avvicinando i polsi e protendendoli in avanti, a mimare l’arresto, e ha ammesso le sue responsabilità.
In base ad alcune testimonianze, in passato Barna aveva più volte minacciato i vicini di casa, arrivando anche a chiedere loro 30mila euro a titolo di indennizzo per presunti abusi edilizi. Si sarebbe rivolto anche agli operai del cantiere con insulti razzisti.
Il giorno dell’omicidio ci sarebbe stata un’altra discussione, per un buco al di sotto del muro di confine tra le due case. Ieri, davanti al giudice, Barna ha detto di non ricordare nulla del momento del duplice omicidio.
In base a una prima ricostruzione, avrebbe sparato da un dislivello di circa un metro e venti centimetri rispetto a dove si trovavano padre e figlio, colpendoli dall’alto verso il basso. Le autopsie sui corpi sono state effettuate: Salvatore Andronico è deceduto per uno sparo che lo ha colpito allo zigomo, mentre il figlio è stato raggiunto da sette proiettili, alla testa, al volto e agli arti.
Intanto le salme di Salvatore Andronico e del figlio Simone sono state rese alle famiglie in seguito all’autopsia.