La corte di assise di appello di Firenze ha ridotto, stamani, da 30 a 28 anni, la pena per Mirco Alessi, l’artigiano fiorentino 45enne che il 29 giugno 2016 uccise con 94 coltellate il transessuale Gilberto Manoel da Silva, 45 anni brasiliano, e la con altri 18 fendenti la dominicana Mariela Josefina Santos Cruz, 27 anni, in un appartamento di via Fiume, vicino alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella.
Nella stessa vicenda riuscì a salvarsi gettandosi da una finestra e rimanendo così ferita un’altra donna dell’appartamento di via Fiume. Alessi – condannato per omicidio e tentato omicidio pluriaggravato – ha risarcito con somme in denaro le famiglie delle due vittime e, di recente, anche la terza persona coinvolta.
Sulla sentenza di primo grado la procura di Firenze fece ricorso in appello chiedendo l’ergastolo e l’isolamento diurno per due anni per Alessi. Stamani, però, anche alla luce della confessione e dell’atteggiamento sempre collaborativo di Alessi, nonché dell’ultimo risarcimento erogato alla donna ferita, il sostituto procuratore generale Filippo Di Benedetto ha chiesto la condanna dell’imputato senza, però, contestare l’aggravante della premeditazione e rinunciando a chiedere l’ergastolo e l’isolamento diurno per due anni.
La furia omicida di Alessi, hanno stabilito le ricostruzioni, scaturì la mattina del 29 giugno 2016 quando l’artigiano andò nella casa del trans Kimberli con cui intratteneva una relazione e con cui c’erano stati recenti e continui litigi. Quella mattina ne sorse un altro durante il quale Alessi impugnò un coltello della cucina tirando fendenti non solo al trans ma avventandosi anche sulla donna dominicana che era nell’appartamento e che accoltellò sul pianerottolo mentre scappava, recidendole l’arteria femorale. La terza persona riuscì a saltare dalla finestra: riportò dei traumi, ma riuscì a mettersi in salvo.
La difesa, rappresentata dagli avvocati Massimiliano Manzo e Maria Teresa Pisani, ha rinunciato ad alcuni motivi difensivi. “La vittoria, direi il miracolo, ci fu già in primo grado quando non fu inflitto l’ergastolo, ma oggi registriamo un ulteriore calo della condanna – commenta l’avvocato Manzo – e ora per il nostro assistito si accende una luce in fondo al tunnel di una vita che potrà riavere il suo corso”.