Lo ha decretato ieri il tribunale del riesame di Firenze. Le perquisizioni erano avvenute la mattina del 28 maggio ai danni di sindacalisti e studenti per la manifestazione pro Palestina del 23 febbraio
“Il tribunale ci ha dato ragione, sottolineando la sproporzione tra i fatti contestati e il livello totale di intrusione nelle vite personali, così come il fatto che i dati personali raccolti non erano collegati affatto alle indagini” lo affermano gli studenti per la Palestina dopo che il Tribunale di Firenze ieri ha ha dichiarato illegittime le perquisizioni avvenute la mattina del 28 maggio ai danni di sindacalisti e studenti per la manifestazione del 23 febbraio.
Ora la procura dovrà restituire tutti gli oggetti, smartphone e pc e con essi distruggere tutti i dati, chat whatsapp, caselle mail… che hanno sequestrato.
“Lo dicemmo già da quella mattina che non sapevamo bene che cosa la polizia stesse cercando nelle nostre case e quale fosse il loro intento, se non spaventare chi era sceso in piazza il 23 febbraio e provare a costruire prove fittizie di una “regia occulta” che avesse organizzato un fantomatico assalto violento al consolato Usa”! aggiungono in un comunicato gli studenti per la Palestina.
Che aggiungono “La verità è che i violenti, come sempre sono stati loro. Lo sono stati nel rompere il naso a una ragazza perché stava facendo un video, mentre caricavano a freddo un corteo pacifico e, ancora una volta, lo sono stati irrompendo nelle case e nelle vite di 9 persone solo perché presenti a una manifestazione di dissenso in solidarietà al popolo palestinese”.
“Ci vengono in mente mille altri modi in cui si sarebbero potuti usare tutti i soldi pubblici spesi per entrare nelle vite personali di chi ha lottato e continua a lottare per la Palestina, ma intanto accogliamo questa vittoria contro chi ha tentato di criminalizzarci e dividerci. La corda che polizia e carabinieri hanno tirato per ribaltare la realtà dei fatti si è completamente spezzata e sempre più persone sanno da quale parte stare. A fianco dellə oppressə, a fianco del popolo Palestinese” aggiungono gli studenti iin un comunicato.
Che concludono “intanto a Gaza si continua a morire sotto le bombe, nelle scuole, nelle tende, nei luoghi indicati come zone sicure dall’esercito Israeliano. Ogni giorno si consumano massacri di cui perdiamo il conto, nel silenzio assordante delle istituzioni.
Nel nostro piccolo continuiamo ad attivarci per continuare ad essere parte di un movimento mondiale per fermare le atrocità di Israele, con l’unica paura di non stare facendo abbastanza”.