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Firenze, moda: nel 2021 export per 9 miliardi

moda prato

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Prima giornata di lavori per Future For Fashion 2022, il primo evento italiano dedicato alla produzione della moda e non solo alla moda, organizzato da Confindustria Firenze, in collaborazione con il Comune di Firenze e il Centro Firenze per la Moda Italiana.

Al quarto trimestre 2021, il settore moda della Città Metropolitana di Firenze contava 7.092 unità locali e 38.796 addetti, che corrispondono, rispettivamente, al 42,2% e al 40,5% delle unità locali e degli addetti del settore manifatturiero. Inoltre, il settore moda contribuisce al 6,0% delle unità locali e al 10,5% degli addetti di tutta la città metropolitana.
Nell’arco del 2021, il valore delle esportazioni del sistema moda della Città Metropolitana di Firenze è stato pari a 9.044.867.285€ corrispondente al 51,7% del totale del valore esportato.Nell’arco del 2021, il valore dell’interscambio commerciale del sistema moda della Città Metropolitana di Firenze è stato pari a 10.541.892.745€ corrispondente al 42,2% del totale dell’interscambio.Il settore moda fiorentino contribuisce al 68,3% del valore esportato dal settore a livello regionale.Il valore delle esportazioni della Città Metropolitana di Firenze ha registrato, nel 2021, un aumento del 6,7% rispetto al 2019, viceversa, le esportazioni del settore moda si attestano ai valori pre pandemia, con un aumento limitato al +0,4%.

Questi numeri del settore moda a Firenze ed in Toscana.

La ripartenza di questo territorio – e dell’intero Paese – passa da qui; dalla nostra capacità di realizzare il bello e il ben fatto. E passa dal nostro posizionamento come territorio di ricerca ed elaborazione culturale, attraverso le nostre eccellenze, che sono le testimonianze di quel made in italy, che e’ sempre stato il nostro principale antidoto alla crisi e che rappresenta il nostro passaporto per il mondo globale”; ha sottolineato Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Firenze nel suo intervento di apertura dei lavori.

“In questi anni di difficoltà abbiamo imparato sulla nostra pelle che ogni sistema economico – e ogni territorio – devono lavorare a percorsi originali di ripresa. Noi dobbiamo puntare sul nostro saper fare. E sul nostro posizionamento in quei settori che rappresentano al meglio il nostro stile di vita: dal fashion, al sistema casa, al food. I mercati, lo abbiamo visto anche dagli ultimi numeri dell’export, ‘tirano’ in settori ben precisi, come quello del lusso, dove è forte la contaminazione fra manifattura, nuovi modelli di consumo e qualità. E i numeri lo testimoniano”; ha aggiunto Maurizio Bigazzi che ha anche citato alcuni numeri sul comparto fiorentino del lusso.

“Nel 2021 il sistema-moda fiorentino ha esportato prodotti per un valore di oltre 9 miliardi di Euro; oltre il 50% dell’intero export metropolitano. Abbiamo superato del 7% i valori pre-pandemia. Il segreto sta nel nostro patrimonio imprenditoriale – continua Bigazzi -; cioè in quelle 7mila unità produttive che fanno di Firenze uno dei principali hub della manifattura di lusso a livello europeo. Una filiera che unisce grandi brand a Pmi e che copre ogni fase della lavorazione. Ma il segreto di questa ‘Silicon Valley del fashion’ va ricercata anche nel capitale umano. In quei 39mila addetti del settore che uniscono artigianalità, competenza e innovazione. E va ricercata in quelle scuole di formazione che fanno di questa ‘economia urbana’ un centro di formazione diffuso e riconosciuto a livello internazionale. Qui è presente un ecosistema dell’innovazione nel campo del lusso che dobbiamo mettere a sistema per moltiplicarne la funzione trainante per l’intera manifattura”.

Sul palco dell’evento – davanti ad una platea di più di 200 imprenditori e addetti ai lavori – in questo pomeriggio sono inoltre intervenuti Dario Nardella, Sindaco di Firenze; Antonella Mansi, presidente Centro di Firenze per la moda italiana; Patrizio Bertelli, amministratore delegato del Gruppo Prada; Ercole Botto Poala, vice presidente di Confindustria Moda; Stefania Lazzaroni, direttore Generale di Fondazione Altagamma; Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana; Carlo Maria Ferro, presidente agenzia ICE; Alfonso Dolce, amministratore delegano Dolce&Gabbana S.p.A.; Luigi Salvadori, presidente della Fondazione CR Firenze; Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio di Firenze; Claudio Marenzi, presidente Herno e presidente Pitti Immagine; Marco Palmieri, presidente e amministratore delegato Piquadro S.p.A. e The Bridge S.p.A.; Niccolò Ricci, amministratore delegato della Stefano Ricci SpA; Toni Scervino, CEO Ermanno Scervino; Andrea Panconesi, founder & president di LUISAVIAROMA.COM.

Future For Fashion 2022, si tiene a Firenze perché il territorio fiorentino è lo spirito del made in Italy. Esiste solo qui una capacità unica di fare impresa, di sviluppare competenze, di mettersi in gioco. E’ un territorio fertile con una combinazione unica di fattori, che le imprese vogliono difendere, tutelare, valorizzare e sviluppare.

“Proponiamo che diventi un appuntamento annuale, un forum in cui l’industria della moda si riunisce per fare il punto sulle sfide e sincronizzare le agende sui cambiamenti – ha detto Bigazzi – . Cambiamenti ben presenti, come testimoniato dalle tante aziende del settore che hanno accettato la sfida della sostenibilità. Sostenibilità non come vuota ‘parola d’ordine’, ma come concreta pratica industriale”.

“Mi riferisco alla transizione green di molte lavorazioni – ha poi aggiunto Maurizio Bigazzi -. Mi riferisco alla Carta per l’Azione climatica dell’industria della Moda sottoscritta da molti protagonisti di questo settore; senza tralasciare l’impegno sul fronte sociale e lavorativo, nell’investimento sulla formazione continua del capitale umano, primo asset produttivo di questo settore o all’attenzione dedicata alla sicurezza nei luoghi di lavoro, dove costante è il rapporto con il sindacato. Ma, accanto a questo, c’è anche la transizione digitale, sia nelle processi, sia nei prodotti: penso ai nuovi parametri ultra-tecnologici del “meta-verso”, dove il mondo della moda dimostra di essere già protagonista”.

“L’industria del fashion ha dimostrato di saper raccogliere le sfide della contemporaneità – ha infine sottolineato – ha bisogno di un sistema-Paese che sappia interfacciare adeguatamente l’innovazione continua delle aziende; un Paese che torni alla politica industriale e alla manifattura come sala macchine del Pil. Un’Italia-opificio, non solo un’ Italia da cartolina!

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