Il pm Fabio Di Vizio nella sua requisitoria aveva chiesto l’ergastolo. Per l’accusa Bernardino Lai (75 anni) avrebbe ucciso Fulvio Dolfi (66), suo vicino di casa, colpendolo con 22 coltellate in varie parti del corpo, fino a provocarne la morte per dissanguamento.
Lai era imputato di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà, che è stata esclusa dalla corte di assise. Per questo motivo la condanna è stata di 26 anni, la massima prevista, e non è stato inflitto l’ergastolo come invece era stato chiesto dall’accusa. I giudici lo hanno condannato anche al risarcimento dei danni nei confronti dei familiari della vittima, col pagamento di una provvisionale complessiva di 370mila euro. Motivazioni della sentenza entro 30 giorniù
Il difensore di Lai, avvocato Letizia Franceschi, ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso in appello contro la sentenza, sottolineando tra l’altro come non sia mai stato dimostrato il movente che avrebbe spinto il suo assistito a commettere l’omicidio e come non sia mai stata individuata in modo certo l’arma che sarebbe stata usata. Tra gli elementi emersi a carico di Lai, tracce del suo sangue trovate sulla maniglia della porta dell’appartamento di Dolfi, situato al piano superiore rispetto al suo. Nella casa del 75enne furono sequestrati due coltelli e una lama considerati tutti compatibili con le ferite inferte alla vittima.
Inoltre, il 14 luglio 2020, due giorni prima del ritrovamento del cadavere di Dolfi, Lai risulta essersi presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Santa Maria Nuova per una ferita da taglio alla mano destra. Ai medici raccontò di essersi ferito in un incidente domestico. Il cadavere di Fulvio Dolfi fu ritrovato il 16 luglio, dopo molto alcuni giorni dall’uccisione: i cani di un’altra vicina abbaiavano alla porta di Dolfi e gli inquilini decisero di contattare la polizia per fare una verifica. Lai fu fermato dalla squadra mobile il 24 luglio 2020, mentre faceva ritorno dalla Sardegna. Sul corpo aveva evidenti segni di colluttazione.