Secondo gli inquirenti, il 25enne potrebbe aver violentato altre donne. Era già stato condannato due volte in via definitiva. Una a 6 mesi per rissa (ordine di esecuzione sospeso), un’altra sempre a 6 mesi per lesioni personali aggravate dall’uso delle armi (pena sospesa)
Resta in carcere Mustafa Arnaut, il 25enne anni arrestato a Firenze per lo stupro di una 21enne, episodio avvenuto nella zona sud della città la notte tra il 23 e il 24 settembre.
Lo ha deciso il gip Fabio Frangini nell’udienza di convalida del fermo operato dalla squadra mobile. Il gip ha convalidato il provvedimento di polizia e ha stabilito la misura della custodia cautelare in carcere, in linea con la richiesta del pm Paolo Barlucchi. In udienza il 25, di origine romene, si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre il suo difensore ha chiesto un’attenuazione della misura, richiesta non accolta dal gip.
In ambienti inquirenti l’episodio ha colpito per la sua particolare brutalità ed efferatezza e circola la forte ipotesi che, anche per queste caratteristiche, non si tratti di un fatto unico e il romeno potrebbe aver violentato altre donne.
Nella ricostruzione investigativa emerge che la 21enne, una ragazza orientale, ha tentato di difendersi con energia con pugni e graffi (sul corpo del romeno ci sono i segni dei suoi tentativi di difesa), e per questo ha subito “punizioni sessuali” dopo esser stata violentata e colpita con violenza (l’uomo avrebbe vistose escoriazioni sul dorso delle mani dovuti alla furia con cui l’ha colpita).
Il romeno è un pregiudicato: in Italia è stato condannato due volte in via definitiva. Una a 6 mesi per rissa (ordine di esecuzione sospeso), un’altra sempre a 6 mesi per lesioni personali aggravate dall’uso delle armi (pena sospesa). Inoltre è stato citato a giudizio per una vicenda di ricettazione. Risulta, sempre dagli archivi giudiziari, indagato tra il 2017 e il 2018 per lesioni personali, armi clandestine e invasioni di edifici.
Il 25enne vive in un ex deposito a Firenze, dove si è ricavato una specie di nascondiglio dentro una specie di tugurio, non visibile e raggiungibile solo da un sentiero sterrato defilato. Da questo luogo si spostava dentro l’abitato di Firenze e poi vi faceva ritorno. Ora è nel carcere di Sollicciano.