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🎧 Firenze, riapre il Refettorio grande del Museo di San Marco

Refettorio Grande San Marco

Un allestimento interamente rinnovato, al termine dei lavori di restauro della sala e del grande affresco del Sogliani. La Direzione regionale Musei nazionali Toscana ha progettato e realizzato i lavori in San Marco grazie alla donazione  di Michael W. Scherb e della sua famiglia

Dopo la Sala del Beato Angelico, le sale del Savonarola e il Refettorio piccolo con il bellissimo affresco del Ghirlandaio,  il Museo di San Marco restituisce ai visitatori il Refettorio grande, restaurato e interamente riallestito, ambiente in parte inaccessibile al pubblico dall’ottobre 2023 a causa di un sollevamento del pavimento in cotto.

I lavori -resi possibili grazie a una donazione di Michael W. Scherb, definita da un accordo tra pubblico e privato volto a valorizzare il patrimonio culturale fiorentino- hanno interessato anche l’affresco con la Provvidenza dei domenicani sormontata dalla Crocifissione, realizzato da Giovanni Antonio Sogliani nel 1536, che richiedeva un nuovo restauro, dopo quello realizzato da Dino Dini negli anni Settanta del Novecento.

In particolare, rispetto al vecchio allestimento risalente ormai al 1983, sono state rimosse le pannellature aggiunte che limitavano la piena leggibilità dell’architettura, e i quadri che vi erano appesi sono stati ricollocati direttamente sulle pareti, secondo un nuovo ordinamento. Il vecchio sistema di illuminazione è stato quindi sostituito con un nuovo impianto posizionato su binari sospesi a soffitto, composto da faretti led orientati sui dipinti e sull’affresco e da un sistema di illuminazione indiretta che evidenzia lo spazio architettonico.

Il Refettorio grande era il luogo dove i frati di San Marco  quotidianamente consumavano i pasti in comune. Il vasto ambiente presenta un’architettura ancora in parte gotica, risalente alla fase antecedente alla ristrutturazione del Convento progettata per i Medici da Michelozzo. L’architettura si presenta severa e robusta secondo il gusto risalente all’epoca dei Silvestrini, i monaci che avevano vissuto in questi ambienti prima dell’arrivo dei Domenicani.  La sala è costituita oggi da quattro campate voltate a crociera con costoloni.  Gli interventi di ristrutturazione di Michelozzo comportarono l’allungamento della sala, con l’aggiunta di una campata alle due preesistenti, e il consolidamento delle strutture portanti per permettere la realizzazione delle celle al piano superiore.

Nel 1526, con la necessità di creare una mensa più capiente, poiché la comunità del convento era in crescita, si aggiunse l’ultima campata sottraendola allo spazio adiacente, oggi in parte occupato dalla Sala del Beato Angelico. La sala, dominata dall’affresco di Giovanni Antonio Sogliani, oggi ospita importanti dipinti cinquecenteschi riferibili alla cosiddetta Scuola di San Marco, influenzata dall’arte austera, classica e di forte impronta devozionale di Fra Bartolomeo.  Sulla parete destra spicca un pulpito ligneo seicentesco destinato alla lettura di testi edificanti durante i pasti.

La parete di testa del Refettorio è interamente dipinta con l’affresco di Giovanni Antonio Sogliani raffigurante la Provvidenza dei Domenicani sormontata da una Crocifissione e santi, delimitata in basso da un basamento a finti marmi. Il soggetto è una alternativa al tema dell’Ultima cena, normalmente raffigurata nei refettori conventuali fiorentini. Rappresenta l’episodio del miracoloso intervento degli Angeli per nutrire i frati domenicani rimasti senza viveri. Il Sogliani realizzò per i Domenicani una composizione chiara e nettamente definita, seppur non priva di dettagli straordinari, quali le variopinte ali degli angeli, le eleganti frange della tovaglia o i riflessi nel vetro dei bicchieri.

 “Sono molto grato a Michael W. Scherb e alla sua famiglia – afferma Stefano Casciu, Direttore regionale Musei nazionali Toscana del MiC –  per aver deciso di sostenere il nostro progetto di ristrutturazione e di nuovo allestimento museale del Refettorio Grande del Museo di San Marco, parzialmente chiuso al pubblico da ottobre 2023, un ambiente di grandissimo fascino, estremamente importante per la storia del convento domenicano e per le opere pittoriche presenti, testimoni della Scuola di San Marco della prima metà del Cinquecento.

Con grande generosità, Michael ha accolto la nostra proposta, lasciandoci piena libertà e dimostrandoci massima fiducia, pur manifestando un costante ed attento interesse per i lavori in corso, con frequenti visite e regolari contatti durante l’intervento. Il rapporto con lui è stato per noi un esempio ideale di fruttuosa collaborazione tra pubblico e privato, grazie alla quale il Museo di San Marco ed il suo pubblico si sono potuti riappropriare di uno spazio fondamentale, da tempo negato, ma di notevolissima importanza per l’architettura, la storia e l’arte fiorentina. Uno spazio museale che ha il suo apice nello splendido affresco di Giovanni Antonio Sogliani, oggi integralmente restaurato, e nel nuovo allestimento dei dipinti cinquecenteschi della Scuola di San Marco, con opere dello stesso Sogliani, di Ridolfo del Ghirlandaio, di Fra’ Paolino, di Mariotto Albertinelli e di Suor Plautilla Nelli , esaltati dalla nuova illuminazione ed illustrati da nuovi apparati informativi in italiano ed inglese, realizzati secondo la linea grafica unitaria che ormai accomuna tutti gli ambienti del museo.

Sono quindi profondamente riconoscente a Michael W. Scherb ed alla sua famiglia, che fanno ormai parte a pieno titolo della comunità internazionale di persone che hanno scelto il Museo di San Marco come luogo di elezione grazie ai suoi speciali valori culturali e spirituali. Colgo l’occasione anche per ringraziare tutti i collaboratori interni ed esterni al nostro Ufficio che hanno contribuito a raggiungere questo splendido risultato”.

“Siamo grati al Ministero della Cultura per averci offerto la possibilità di supportare questo restauro stimolante – ha commentato Michael W. Scherb. Ogni anno, sosteniamo un’istituzione culturale diversa in tutto il mondo e San Marco rappresenta il nostro terzo progetto. Siamo rimasti affascinati dalla storia e dalla bellezza della sala e siamo orgogliosi che i fiorentini e gli appassionati d’arte possano riviverla appieno. Per una città che ha dato tanto all’umanità, è un onore restituire il favore”.

Nell’audio Stefano Casciu, Direttore regionale Musei nazionali Toscana del MiC

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