Più che un concerto , é la fiaba della buona notte del rock ‘n’ roll. A raccontarla, il nonno Ozzy Osbourne: 70enne proprio quest’anno, si presenta curvo e avvolto in un mantello nero davanti alla folla da 50mila persone della serata di chiusura del Firenze Rocks all’arena del Visarno.
Il volto quasi una maschera di cera, gli occhi come sempre bistrati, il principe dell’Oscurità al suo ultimo tour mondiale si manifesta nella forma di un vecchietto rassicurante che sorride con benevolenza ai suoi fan e quasi ad ogni pezzo si preoccupa di chiedere loro se va tutto bene, se in sua compagnia si stanno divertendo. Alle spalle, tra quattro maxischermi, cambia continuamente colori una gigantesca croce; al fianco, ad offrire una rocciosissima spalla alla sua narrazione rock, il palestratissimo chitarrista Zakk Wilde: mano prepotente, facile al virtuosismo arrogante, pronto a coprire a botte di assoli le falle della voce di Osbourne, sempre più un lontano ricordo sprofondato nella memoria delle antiche glorie del secolo scorso. Ma a nonno Ozzy i fan perdonano tutto, e comunque nessuno dei cinquantamila é qui per assistere ad uno spettacolo di perfezione tecnica: tutto si gioca sul filo della più pura nostalgia, e proprio per questo nella scaletta di poco più di un’ora e mezza ci sono solo superclassici, ogni pezzo un tabernacolo incastonato nel grande libro del rock.
In lista, la gotica Mr Crowley, la ballatona Road to nowhere, l’epicità di No more tears, il riffing frenetico di Crazy train, la scanzonata Mama I’m coming home. Un lungo intermezzo strumentale con assoli di chitarra e batteria consente a nonno Ozzy di riprendere le forze verso metà del live, e non può mancare l’inevitabile tributo alla band che ha portato Osbourne al successo planetario, i Black Sabbath, con le cover di Fairies Wear boots, War pigs (dove Wilde scimmiotta Hendrix suonando la chitarra dietro le spalle e poi con la bocca) e la celeberrima Paranoid a chiusura del concerto. Di certo c”é che stasera, parafrasando Pier Vittorio Tondelli, non si esce vivi dagli anni ”80: di altrettanto certo, c’é che Ozzy li ha portati indenni fino ad oggi.
Tommaso Galligani/ANSA