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Firenze, targa sul Monte Morello in ricordo degli Andronico

simone andronico

Salvatore e Simone Andronico, padre e figlio, furono uccisi lo scorso 21 ottobre nella loro casa di Sesto Fiorentino, per mano di Fabrizio Barna.

Questa mattina oltre 100 persone si sono ritrovate alla Fonte dei Seppi, alle pendici di Monte Morello, e sono saliti fino alla Terza Punta per affiggere una targa in memoria di Salvatore e Simone Andronico, padre e figlio, uccisi lo scorso 21 ottobre nella loro casa di Sesto Fiorentino, per mano di Fabrizio Barna. Insieme ad essa, sono stati piantati due arbusti in ricordo dei due. Barna è stato rinviato a giudizio per duplice omicidio volontario, e si trova attualmente in carcere a Sollicciano.

“Oggi eravamo tanti, tantissimi – hanno detto i familiari e gli amici presenti al raduno rivolgendosi a padre e figlio Andronico -. Una lunga fila di persone che si è arrampicata per i sentieri di Monte Morello, fino alla vetta della Terza Punta, da cui si vede, incastonato tra gli alberi, un bel pezzo di città. Era uno di quei luoghi dove voi, Simone e Salvatore, venivate spesso, il tratto di una di quelle passeggiate che entrambi conoscevate bene. Siamo venuti qui in tantissimi, e abbiamo scelto una roccia, dove abbiamo inchiodato una targa in vostro ricordo, perché rimanga lì a lungo, negli anni, nelle stagioni, a partire dal sole primaverile di questo fine Marzo”.

“Con un gesto vile e scellerato – hanno continuato – vi hanno tolto la vita, in quella casa che tu, Simone, stavi costruendo con tanto impegno. Colmi di dolore e incertezza, oggi tuttavia siamo qui per ribadire quanto le vostre esistenze valessero, quanto i ricordi ci tengano tuttora legati a voi, e quanto la rabbia e la frustrazione non possano lasciare spazio alla rassegnazione. Perché molto ci avete lasciato. L’impegno e la rettitudine che avete profuso in ogni azione della vostra vita, è il motore che ci ha spinto, passo dopo passo, a salire quassù per ricordarvi, e che crediamo possa aiutarci in futuro a perseguire i nostri obiettivi, e ad inseguire i nostri sogni. Quelli concreti, che si raggiungono con l’impegno, la passione, la dedizione; come quel satellite che porta anche il tuo nome, Simo, e che sembra di scorgere ogni volta che guardiamo in alto, sopra le nostre teste, lassù”.

“Qui invece, su questa targa, su questa roccia, che mille volte avrete calpestato senza pensarci – hanno concluso -, oggi lasciamo una memoria indelebile, con una duplice speranza: che possa prima di tutto ricordare a noi quanto le salite, anche ripide, siano parte inevitabile della vita. E a chiunque altro che, ignaro, la incontrerà sul proprio cammino, possa raccontare una storia di affetto, di speranza e di vita, che nessuno potrà mai cancellare”.

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