Bagno a Ripoli (Firenze). Asl convoca bimbi e insegnanti per test di controllo.
Un caso di tubercolosi si è verificato in una scuola primaria di Bagno a Ripoli (Firenze). L’Asl Toscana centro ha attivato la sorveglianza sanitaria per gli alunni e gli insegnanti di due classi della scuola, quelli a più stretto contatto col bambino ammalato, che sono stati convocati in settimana per effettuare gratuitamente un test di controllo, chiamato ‘intradermoreazine di Mantoux’. Si tratta di un esame indolore, che consiste in una piccola iniezione sottocutanea nel braccio. La positività al test, spiega la Asl, non equivale a una diagnosi di tubercolosi, ma significa solo che si è entrati in contatto, nel corso delle propria vita, col batterio tubercolare. Quanti dovessero risultare positivi saranno sottoposti a esami di secondo livello (radiografia al torace e visita infettivologica) che saranno svolti presso il pediatrico Meyer di Firenze.
“La tubercolosi – spiega la Asl in un comunicato – è una malattia infettiva che si trasmette, non facilmente, con le goccioline respiratorie emesse dal soggetto infettato. La convivenza in un ambiente chiuso, come potrebbe essere l’aula scolastica, per tempi prolungati, rappresenta un potenziale rischio di contagio”. La malattia è curabile, e sono a disposizione test specifici per individuarla e trattarla anche in fase precoce.
Il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia), ha affermato che “il caso di tubercolosi segnalato in una scuola primaria in provincia di Firenze, ripropone il tema della necessità di una maggiore e più capillare profilassi sanitaria per tutti i soggetti a rischio. Nel caso in questione di tratta di un piccolo paziente con tubercolosi a bassa contagiosità, ma in altri casi registrati le possibilità che il contagio si espanda sono state altissime, e occorre per questo intervenire per tempo”.
“Il problema tubercolosi è reale, si pensava di averla sconfitta nei decenni passati, ma sta tornando – sottolinea Stella in una nota -. I dati dell’Oms per l’Italia parlano di dieci nuovi casi al giorno su scala nazionale e 350 decessi all’anno. La stragrande maggioranza di casi di tubercolosi riguarda richiedenti asilo, migranti e stranieri, oltre a agenti delle forze dell’ordine e personale impegnato nei porti dove sbarcano i migranti. Serve un impegno maggiore sul fronte della prevenzione e della profilassi”.
Un focolaio di Tbc è occorso anche in Veneto, ed in merito il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha affermato che in Italia è presente un “alto livello di prevenzione che continua a essere assicurato. L’Italia è considerata dall’Organizzazione mondiale della sanità come un Paese a bassa endemia, poiché si registrano meno di 10 casi ogni 100 mila abitanti. L’andamento dei casi di tubercolosi registra, peraltro, un progressivo decremento, passando dai 4.461 del 2011 ai 3.944 del 2017. Anche l’incidenza calcolata sulle notifiche nazionali è scesa dai 7,5 casi per 100 mila abitanti nel 2011 ai 6,5 casi per 100 mila abitanti nel 2017. L’Italia, dunque, continua a essere un Paese a bassa incidenza di tubercolosi, anche grazie – ha concluso – al miglioramento della diagnostica e delle terapie”.