Lun 23 Dic 2024
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ToscanaCronacaForteto: Mugnai (Fi), nuova condanna a Fiesoli conferma l'esistenza di una setta

Forteto: Mugnai (Fi), nuova condanna a Fiesoli conferma l’esistenza di una setta

“La nuova condanna comminata a Rodolfo Fiesoli per gli orrendi abusi perpetrati ai danni di minori collocati in affido all’interno della comunità Il Forteto del Mugello, in provincia di Firenze, non è che l’ennesima conferma di quanto abbiamo sempre sostenuto anche in ordine all’esistenza di un ”sistema Forteto” e sul fatto quella comunità avesse, come ancora ha, la natura di una setta. Per questo non posso che rinnovare l’invito alla maggioranza Lega e M5S affinché consenta la rapida attivazione della commissione d’inchiesta parlamentare che io stesso ho richiesto calendarizzando la mia proposta di legge”.

Lo afferma il Vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera Stefano Mugnai all’indomani del riconteggio della pena per il leader della comunità Rodolfo Fiesoli da parte della Corte d’Appello di Firenze, un secondo passaggio frutto del rinvio della Cassazione disposto nel dicembre 2017.

“Rodolfo Fiesoli all”interno del Forteto si faceva chiamare ”Il Profeta”. Già questo crea una cornice suggestiva per inquadrare il contesto”, sottolinea Mugnai che segue la vicenda Forteto fin dal 2012 quando, come consigliere regionale della Toscana, ebbe a presiedere la prima commissione regionale di inchiesta quella che portò alla luce il sistema di violenze e abusi praticato all’interno di quella che anche la magistratura avrebbe in seguito bollato come comunità-setta, esprimendo condanne fino al terzo grado di giudizio.

“Questo nuovo pronunciamento da parte della Corte d”Appello fiorentina – commenta Mugnai – cristallizza proprio il ”sistema” laddove qualifica il reato di violenza sessuale di gruppo. Al Forteto esisteva attorno a Fiesoli una sorta di ”cerchio magico” di chi se non abusava favoriva il perpetrarsi degli abusi, o taceva, o girava il capo. Una setta su cui ancora dovremo tanto scavare anche a livello parlamentare. Chiedo che ci si affretti”.