Lo ha detto Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità Il Forteto, in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sullo scandalo degli abusi avvenuti nella comunità in provincia di Firenze.
Dimesso, provato: appare così l’ex capo della comunità del Forteto Rodolfo Fiesoli, davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare.
Si aiutavano molto questi ragazzi in difficoltà. Quando si parla di Forteto si parla di persone che stanno profondamente male” ha detto Fiesoli, che è stato il fondatore della comunità Il Forteto, in audizione davanti alla Commissione per parlare dello scandalo degli abusi avvenuti nella comunità in provincia di Firenze.
“Avevamo tante responsabilità civili e penali al Forteto” ha detto Fiesoli aggiungendo “Mi trovavo molto bene” ha detto l’84enne condannato a 14 anni e 10 mesi per violenze e maltrattamenti.
Fiesoli ha anche affermato: “Sono venuti a trovarmi politici e magistrati. Sono diventato amico di diverse persone al Forteto”. Quanto ai minori ospiti della comunità ha spiegato: “Erano affidati dal Tribunale dei minori ed erano felici di stare con noi. C’era un’affettività molto piacevole. Ci davano bambini in affidamento provvisorio”. E alla domanda se ci sia stato un complotto ha risposto: “Non c’è mai stato un complotto al Forteto”.
La Commissione d’inchiesta è stata istituita nel 2019 con apposita legge con il compito di “svolgere accertamenti sulle eventuali responsabilità istituzionali in merito alla gestione della comunità medesima e degli affidamenti di minori, anche al fine di prospettare l’adozione di misure organizzative e strumentali per il corretto funzionamento della struttura”.
E altresì per ” impedire il riprodursi del fenomeno di ina- dempimenti dei princìpi di tutela delle vittime di illegalità” ed evitare che quanto accaduto ne «Il Forteto» possa ripetersi.
Fiesoli, detto “Profeta”, ormai 83enne, è attualmente detenuto nella casa di reclusione Rsa Villa Altichiero di Padova, e viene interrogato sulle relazioni, formali e amichevoli, strette negli anni in cui il Forteto veniva additato come esempio fulgido di accoglienza e recupero di minori a rischio, con esponenti politici e delle istituzioni locali.
Relazioni che consentirono alla comunità di Fiesoli, nonostante una condanna divenuta definitiva risalente addirittura al 1985, di continuare ad ottenere in affidamento minori provenienti da situazioni difficili.
Fiesoli però nell’audizione ha mostrato anche di non ricordarsi circostanze importanti, come il suo arresto nel 1978, o di esser stato processato anche in anni più recenti, nel 2015 – “No, non sono stato mai arrestato, non ho avuto processi”, ha protestato -; neppure di sapere del commissariamento del Forteto e della messa in liquidazione coatta della cooperativa, questi ultimi fatti più recenti.
Gli confermano che nel 1978 fu arrestato e che nel 1979 il tribunale dei minori continuava ad affidargli bambini, come poi è stato per decenni successivi. “Perché hanno continuato?”, gli viene chiesto. “Il rapporto coi magistrati permetteva di proseguire gli affidamenti”, è stato detto. In una fase dell’audizione gli elencano una serie di nomi di indagati nell’inchiesta sul Mostro facendogli presente che il suo nome era fra i tanti nell’elenco dei sospetti della Sam, la Squadra anti mostro che indagava negli anni ’80.
A brevi domande distinte, uno dopo l’altro, se conoscesse il medico Francesco Caccamo, l’ex legionario Giampiero Vigilanti, Pietro Brini (questo soggetto per telefonate minatorie fatte dal Forteto all’estetista di Foligno da cui scaturì la pista ‘Narducci’), il farmacista Calamandrei, il medico Narducci (“Questo nome non mi dice niente”), Fiesoli ha sempre risposto in modo secco “No, non lo conosco”.
Ha detto di aver conosciuto il magistrato Pier Luigi Vigna – “Sì, era bravo, era meraviglioso, non è mai venuto al Forteto, l’ho conosciuto in tribunale” -, e sull’ipotesi di un filo che unirebbe i delitti delle coppiette sulle colline di Firenze al Forteto ha detto: “Io non ho mai conosciuto né saputo niente del Mostro e di nessuno che” al Forteto “ci fosse a dire del Mostro, mai sentito parlare…”.
Sui politici ha risposto che “sono venuti a trovarci assessori comunali e regionali, si aveva da discutere di tante cose, di tanti rapporti”, “i servizi sociali venivano tutti i giorni, gli assistenti sociali. Facevano i controlli, c’erano persone in difficoltà, che non ragionavano. Parlavano anche con me, con gli assessori comunali”. Fiesoli ha confermato il ricordo dell’invito avuto per l’evento Tedx 2011 in Palazzo Vecchio, per le sue idee innovative per i giovani, chiamato a parlarne con Matteo Renzi e l’assessore Titta Meucci: “era l’idea di vivere e gioire insieme della relazione con gli ultimi – ha detto alla Commissione – Ultimi che non sapevano ragionare, parlare, nulla…”.
Tra i sindaci del Mugello cita quello di Vicchio che gli conferì il Giotto d’oro 2003. “Alessandro Bolognesi me lo ricordo, lo dette a me questo premio, era sindaco. L’ho incontrato sempre per discutere dei minori, lui discuteva con me e con gli altri componenti del Forteto”. Veniva da lei a discutere di affidamenti al Forteto? “Sì, brava, meravigliosamente”, ha confermato a una commissaria.