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Francesca e la ‘nostra’ volontà di vita violata

Francesca

Andare nelle scuole, confrontarsi con ragazzi e ragazze ancora minorenni che difronte alla definizione ‘violenza di genere’ rimangono un po’ spiazzati. Se invece gli dici ‘femminicidio’ ti accennano l’ultima notizia di cronaca che hanno (non letto sui giornali, non visto in tv ma) saputo attraverso il web. Mai in silenzio, il progetto contro la violenza di genere che ha portato la nostra radio a conoscere tanti giovani e a dare loro voce e strumenti per raccontare in musica il loro pensiero sugli abusi, sui soprusi, sulle aggressioni, sulle prevaricazioni, sulle devianze di rapporti che nulla hanno a che fare con l’amore è stato un crescendo di consapevolezza, che con la cultura, con la condivisione di valori quali il rispetto per la dignità umana e per l’autodeterminazione è possibile confinare  e combattere la violenza.

Poi immagini quegli stessi ragazzi e ragazze che vengono a sapere di Francesca e delle sue figlie di 9 e 11 anni divenute di colpo ‘orfani speciali’, ovvero senza la madre perché uccisa dal padre, poi suicida. Ti chiedi cosa possano pensare venendo a sapere che l’ex marito fosse già stato condannato per stalking, sottoposto a divieti di avvicinamento non rispettati, ad arresti domiciliari finiti i quali aveva ricominciato a controllare Francesca, sotto piscanalisi e psicofarmaci. Francesca che in quel momento ha deciso però di non sporgere denuncia come aveva fatto due anni fa, nonostante il nuovo fascicolo aperto dalla Procura.

Scriveva su Fb che voleva pace, forse per lei e le sue figlie e pensava che con la calma e il tempo le cose sarebbero potute cambiare. Ma le persone non cambiano e le vittime di violenza lo devono capire prima che a loro il tempo e la vita vengano tolti per sempre. Anche se è il padre dei tuoi figli, anche se ne sei stata innamorata, anche se sei stanca di guardarti le spalle, anche se ti senti di poter ridare fiducia.

Se Francesca non avesse aperto quella porta dopo avere sentito al citofono la voce dell’ex marito non sappiamo cosa sarebbe successo nei giorni e nei mesi successivi, ma quel giorno non sarebbe stata uccisa da colui che ha tolto i genitori alle sue stesse figlie. Procura, forze dell’ordine, familiari, vicini di casa, attuale compagno: tutti sapevano, tutti avevano compiuto azioni a tutela di Francesca e si preoccupavano per lei. Ma in quel momento lei era sola. Sola con se stessa. E ha ritenuto di potere affrontare un dialogo, un contatto, un confronto, che invece era solo un’intenzione di morte. Una volontà di annullare lei e la sua volontà di vita.

Ai ragazzi e alle ragazzi di Mai in silenzio e ai giovani che ascolteranno e hanno ascoltato le loro canzoni  per dire basta alla violenza, vorrei proprio dire questo: continuate a fare sentire la vostra voce e a condividere con la vostra generazione, attraverso la cultura,  la volontà di non rimanere in silenzio, di non rimanere soli, ma di rimanere vivi e dire NO a chi pretende di farci vivere la nostra vita, come vuole qualcun altro.

Chiara Brilli

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