Oggi, martedì 2 aprile, alla Palazzina Reale è stata ripercorsa la storia del rapporto tra l’Arno e la città di Firenze attraverso fotografie, racconti e l’analisi delle idee pensate negli anni per il recupero e la fruizione di questo spazio pubblico, molte delle quali rimaste non attuate, per capire quello che potrà essere tentato in futuro.
Ricostruire un rapporto di amicizia e fratellanza tra Firenze e il suo fiume, l’Arno, diventato dall’alluvione del 1966 un “nemico” da cui difendersi e difendere il patrimonio storico-artistico. È questo l’obiettivo dell’iniziativa intitolata, non a caso, “Fratello fiume”, promossa da Ordine e Fondazione Architetti Firenze con il patrocinio del Comune di Firenze e del Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori.
Una giornata in cui viene ripercorsa, attraverso fotografie, racconti e l’analisi dei vari progetti pensati per l’Arno negli ultimi cinquant’anni – molti dei quali rimasti non attuati – la storia del rapporto tra il fiume, la città e i suoi abitanti ed evidenziato il modo in cui questo si è rovesciato nel tempo.
Stamani sono state mostrate immagini dell’Arno di oggi e di ieri, da quando i lungarni non esistevano e i palazzi davano le spalle al fiume a quando lo stesso fiume veniva utilizzato come via di trasporto, da quando sponde e corso d’acqua erano vissuti in maniera corale dai fiorentini ed erano parte integrante delle attività economiche urbane (renaioli, pesca, lavaggio dei panni) a quando – dopo l’alluvione – questi luoghi si “svuotano” e inizia il distacco.
E’ stata analizzata inoltre la massa dei progetti fatti negli anni per il fiume e per il suo possibile ruolo attivo nella città, per il recupero e la fruizione di questo spazio pubblico, attraverso una serie di interventi che – nel corso della mattinata – hanno illustrato le diverse idee che si sono succedute, mettendo in evidenza quello che è stato tentato in passato con progetti poi non attuati, analizzandone le motivazioni, e quello che potrà essere tentato in futuro sulla base anche delle nuove conoscenze.
Così, sono stati esposti e discussi i progetti di utilizzo delle banchine lungo-fiume, di sistemazione degli argini e di navigabilità di alcuni tratti, per verificarne la validità attuale, la possibile ripresa in esame e stimolare una nuova progettualità, in ottica di resilienza ai cambiamenti climatici e guardando anche a quanto avviene in altre città europee.
Sono stati analizzati ad esempio i casi della passerella tra Anconella-Albereta e Bellariva, del percorso ciclabile dalla fonte alla foce dell’Arno, della navigabilità fino ai Renai, del progetto Riva di arte pubblica per un parco fluviale e della Rari Nantes, fino al ponte temporaneo pensato dall’architetto Claudio Nardi e al progetto firmato dagli architetti Richard Rogers e Claudio Cantella, che è stato raccontato proprio da quest’ultimo.
“Mostriamo tutte queste idee e progetti non solo e non tanto per guardare indietro, quanto per evidenziare la quantità di risorse creative che sono state investite su questo tema e capire cosa possiamo fare in futuro – spiega Egidio Raimondi, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Firenze, referente della commissione Das (Dibattito Architettura Sostenibile) dello stesso Ordine che ha curato l’organizzazione dell’evento e membro del Gruppo Operativo Sostenibilità ed Energia presso il Consiglio Nazionale degli Architetti – l’Arno nel tempo si è trasformato in una scenografia, in un luogo dove farsi selfie al tramonto, noi vogliamo proporre azioni per farlo tornare scenario. Non avere un rapporto vero e vissuto con il fiume è un’occasione persa per la città, perché il fiume rappresenta una ricchezza, deve diventare un elemento di rigenerazione urbana.
Vogliamo andare oltre l’approccio idrogeologico e la messa in sicurezza, che rimangono indispensabili, ma da architetti dobbiamo avere un approccio diverso, progettuale, capire quali sono la sua identità e le sue potenzialità. Dobbiamo pensare a quello che studierebbe oggi Leonardo se fosse ancora vivo e ripartire da qua, per tornare a essere fratelli del fiume e non nemici”.
“L’Arno è uno spazio pubblico, è dei fiorentini e deve tornare a esserlo in pieno – conclude Raimondi – magari non facendoci il bagno o lavandoci i panni come accadeva in passato, ma stabilendoci un rapporto nuovo, di fruizione vera e non soltanto contemplativo”.
Dopo gli interventi della mattina, nel pomeriggio si terrà una tavola rotonda nella quale verranno analizzati e discussi gli elementi emersi, a cui parteciperanno l’assessore all’ambiente del Comune di Firenze, il presidente del consiglio regionale, Giorgio Valentino Federici del Coordinamento Firenze 2016, il presidente del Consorzio di bonifica Medio Valdarno, Antonio Capestro del Cisdu (Centro Internazionale di Studi sul Disegno Urbano) Università di Firenze oltre a esponenti delle attività sportive, ricreative, stagionali e storiche sul fiume.
La giornata in programma il 2 aprile alla Palazzina Reale sul rapporto tra l’Arno e Firenze vuol essere il punto di partenza di un dibattito permanente sulle opportunità progettuali offerte dai fiumi alle città che attraversano, considerandoli come elementi strategici per il progetto urbano, da replicare poi anche in altre città.