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Frode al fisco: arrestate 29 persone, perquisizioni e sequestro 40 milioni

Guardia finanza

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Frode al fisco: arrestate 29 persone questa mattina ritenute, a vario titolo, responsabili di un’associazione criminale e della commissione di reati fallimentari e tributari, e al sequestro di ingenti patrimoni per oltre 40 milioni di euro. L’operazione è stata condotta dalla Guardia di finanza di Firenze con la collaborazione di altri reparti del Corpo, nelle province diArezzo, Prato, Grosseto, Rovigo e Vibo Valentia.

I destinatari delle misure sono 24 imprenditori di origine cinese, finiti ai domiciliari, e cinque professionisti di uno studio associato con sede a Sesto Fiorentino (Firenze) che forniva consulenze alle imprese coinvolte nell’inchiesta, raggiunti dalla misura della custodia cautelare in carcere.

Un’altra persona è stato sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli imprenditori arrestati sono considerati dagli investigatori i titolari di fatto di oltre 80 aziende operanti nel settore della produzioni di articoli di pelletteria che, attraverso il cosiddetto meccanismo ‘apri e chiudi’, si sottraevano sistematicamente al pagamento delle imposte.

Indagati anche numerosi cittadini cinesi, che avrebbero svolto il ruolo di prestanome in qualità di legali rappresentanti della aziende. Da questa mattina inoltre perquisizioni delle fiamme gialle sono in corso in una sessantina di siti produttivi cinesi del distretto economico fiorentino e pratese, con l’ausilio di ispettori dell’Inps, della Asl e dei finanzieri del reparto operativo aeronavale della Gdf di Livorno.

Sempre nell’ambito delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dal pm Fabio Di Vizio, la procura di Firenze ha proposto istanza di fallimento per 19 imprese, di cui 16 sono già state dichiarate fallite per i rilevanti debiti erariali accumulati negli anni, quantificati in oltre dieci milioni di euro.

Secondo quanto spiegato dalla guardia di finanza, le ditte individuali finite al centro dell’inchiesta, gestite di fatto dagli imprenditori finiti ai domiciliari, adempivano formalmente agli obblighi dichiarativi sia fiscali che contributivi, ma maturavano consistenti debiti verso l’Erario che poi non saldavano, e avevano un ciclo di vita molto breve, in media tre anni, in modo da eludere il sistema dei controlli.

“Si tratta di un’indagine spartiacque – ha detto Creazzo – perché abbiamo colpito il livello più elevato, il livello di gestione di decine e decine di imprese”. Questo livello, ha aggiunto ancora Creazzo, era rappresentato da “cinque professionisti che gestivano e assistevano l’attività organizzata di devianza criminale basata su un sistema di apri e chiudi delle aziende”. I cinque, ha precisato il procuratore “erano garanti di un meccanismo molto esteso”. A tutti e cinque i professionisti è contestata l’associazione per delinquere.
Il loro studio, hanno precisato ancora gli inquirenti, avrebbe rappresentato “una torre di controllo”, “la centrale operativa” che dirigeva l’attività criminale. Coinvolte poi anche aziende operanti nei settori della ristorazione e della cura della persona. Tra i beni sequestrati oggi figurano anche immobili, auto e orologi di lusso.

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