Così, in un suo documento, il gruppo toscano di Un altro Appennino è possibile commenta la notizia della bocciatura da parte del Consiglio di Stato del ricorso sulla funivia Polla-Scaffaiolo presentato da comitati emiliani.
“Il no del Consiglio di Stato al ricorso dei nostri amici emiliani sulla funivia Polla-Scaffaiolo non cambia nulla della nostra battaglia che rimane attiva in tutte le sue azioni e a tutti i suoi livelli”. Così, in un suo documento, il gruppo toscano di Un altro Appennino è possibile commenta la notizia della bocciatura da parte del Consiglio di Stato.
L’impianto emiliano, spiegano dal comitato “anziché essere una funivia di collegamento con il Corno alle Scale è l’ammodernamento della seggiovia Polla-Lago Scaffaiolo che risponde alle esigenze degli impianti sciistici dell’area emiliana”. Inoltre, aggiungono, “lo smantellamento della sciovia del Cupolino, già avvenuto, allontana in modo significativo le piste di sci emiliane dal versante toscano”. Per questo, sottolineano, le ragioni della contrarietà sulla nuova funivia Doganaccia-Corno alle Scale son addirittura potenziate.
“Nonostante un nome così altisonante, questo progetto non esce dalla Toscana né tantomeno raggiunge il lago Scaffaiolo perché si ferma a circa 850 metri dalla stazione di arrivo dell’impianto emiliano e il cosiddetto collegamento si realizza solo a piedi usando un tratto di sentiero non percorribile in condizioni di innevamento con scarponi e sci in spalla”.
In più, ribadisce il comitato nel proprio documento, il progetto toscano “impatta gravemente con l’ambiente di crinale tutelato dal Codice dei beni culturali e del paesaggio per i territori sopra i 1.200 metri”. Inoltre, ricordano, circa metà dell’impianto ricadrebbe in una Zona speciale di conservazione istituita nell’ambito di un programma europeo Natura 2000. E, ancora, “il progetto contrasta anche con il Piano paesaggistico regionale”.
Da qui la conferma che l’impegno “contro una anacronistica concezione dello sviluppo della montagna” proseguirà. Perché, insistono, sono necessari “interventi innovativi e rispettosi dell’ambiente, che diano risposte alla creazione di posti di lavoro, al degrado, al calo demografico, alla carenza di servizi di tutti i livelli, alle difficoltà dei comparti produttivi e all’adeguamento delle infrastrutture esistenti”.