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🎧 Fuori Binario compie 30 anni. “Qui nessuno è escluso”

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🎧 Fuori Binario compie 30 anni. "Qui nessuno è escluso"
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Fuori Binario, il giornale delle persone senza fissa dimora, compie trent’anni e la ricorrenza è stata celebrata a Firenze con una giornata di riflessione e confronto dal titolo “Giornalismo redistributivo – L’autorappresentazione dei poveri e dei senza dimora attraverso i giornali di strada” che si è tenuta questa mattina a Palazzo Strozzi Sacrati e si è conclusa poi nel pomeriggio alla mensa della Caritas in piazza Santissima Annunziata.

Consapevoli di esistere, dei propri sogni, di avere diritto a una voce, a non essere invisibili. Sono le persone che formano la grande comunità di Fuori Binario, “una quarantina” ci viene detto a braccio da uno dei volontari che forma la forza motrice di questo convoglio, partito trent’anni fa per iniziativa di alcuni operatori sociali dell’Alberto Popolare di Firenze e di alcuni ospiti della struttura e che oggi rappresenta una pratica virtuosa, un fiore all’occhiello del giornalismo redistributivo e autogestito. Un mensile che ha vissuto, come i suoi redattori e altri compagni di viaggio, le ondivaghe parabole dell’esistenza, toccando tirature record nelle stagioni delle grandi mobilitazioni – vedi il Social Forum del 2002 – e conoscendo invece un inversione di rotta durante il Covid. A guidarlo fuori dalla crisi ci ha pensato Cristiano Lucchi, direttore responsabile dal 2021. “Adesso abbiamo una magnifica redazione mista di giornalisti professionisti, di volontari del mondo sociale, di senza fissa dimora e poveri che frequentano i nostri corsi di giornalismo e iniziano a scrivere e che permette loro di avere un reddito a fine mese”. Così Lucchi durante la giornata celebrativa del trentennale, festeggiato con un momento di riflessione e confronto sul tema del “Giornalismo redistributivo”, che si è sviluppato questa mattina a Palazzo Strozzi Sacrati e si conclude nel pomeriggio alla mensa della Caritas in piazza Santissima Annunziata. “Purtroppo – dice Lucchi – restano comunque persone invisibili, sotto la scure della retorica del degrado, del decoro, della meritocrazia, per cui si meritano la condizione che vivono, sono perseguitati dalle forze dell’ordine, dalla politica, non per reati ma per dei comportamenti, e questo non è accettabile. Noi raccontiamo una città ‘altra’, lo facciamo nel miglior modo possibile, dando qualità al nostro lavoro e la risposta c’è”.

Un bilancio positivo messo in evidenza anche dalla vicedirettrice, Valentina Baronti, che di recente ha legato il suo nome al romanzo working class sulla lotta degli operai dell’ex-Gkn “La Fabbrica dei Sogni”, ed. Alegre) con cui racconta delle sue esperienze lavorative, del precariato, della formazione della presa di coscienza collettiva. “Sono nate in questi anni delle bellissime collaborazioni, chi scrive non si limita a raccontare la propria vita ma sviluppa una professionalità incredibile, facendo inchieste. La diffusione (ad oggi sono circa un migliaio le copie distribuite, n.d.r.) avviene con varie modalità, tra cui 23 ‘luoghi amici’, una nuova istituzione che funziona molto bene, realtà del territorio che fanno attività mutualistiche e acquistano le copie per ridistribuirli ai loro soci. Questo – prosegue Baronti – ci consente di abbassare il costo del giornale per i distributori ma soprattutto di stringere rapporti e creare una rete di mutualismo conflittuale in questa città”. “Attraverso il giornale – conclude – sono emerse parole come ‘ruolo’ e ‘attività’, importanti e funzionanti solo se stanno insieme. Il riscatto collettivo lo abbiamo trovato dentro Fuori Binario, qui nessuno è escluso”. 

A proposito di sogni, il convegno ha portato a galla quelli di persone come Riccardo Boni e Francesco Martinelli, alias “Fraska”. “Lavoravo nei cantieri edili – spiega Boni – quando non esistevano ancora le scarpe antinfortunistica, si andava con quelle da ginnastica o da trekking. Spero che la mia strada continui con Fuori Binario, che mi ha accolto senza pregiudizi”. Gli fa eco Martinelli: “Quando sono arrivato, circa tre anni fa, ero disoccupato, uscivo da anni di sofferenza, non avevo più punti di riferimento neppure tra quelli della mia generazione. Il giornale mi aiuta a tutti livelli, mi ha riattivato la vita. Quando vivi per strada lo fai alla giornata, difficile fare programmi a lungo termine, ora mi piacerebbe prendere questa tessera da pubblicista, mi è sempre piaciuto scrivere”.

“Sono onorata di poter festeggiare in una sede istituzionale il trentesimo compleanno di un giornale che è un grande strumento di consapevolezza e di sostegno per molte persone senza dimora”, ha detto l’assessora alle politiche sociali e abitative Serena Spinelli, che ha partecipato all’intera giornata. “Fuori Binario – ha proseguito – rappresenta un prezioso laboratorio di riflessioni e di idee, anche per favorire la conoscenza e l’attenzione sulle cause sistemiche di ogni povertà. E’ importante ribadire sempre, in particolare in un’occasione come questa, che la povertà non è una colpa individuale, ma è determinata da molteplici fattori sociali e rimuoverne le cause è una responsabilità collettiva. “Questo giornale poi – ha concluso Serena Spinelli – assolve anche altri compiti: è uno strumento di relazione, e quindi di inclusione e di comunità, ed è un supporto economico per queste persone, che possono chiedere offrendo un prodotto giornalistico di qualità, in uno scambio all’insegna della dignità”.

Al convegno sono intervenuti Giampaolo Marchini, presidente dell’ Ordine dei giornalisti della Toscana, Andrea De Conno (Anci Toscana), Piero Di Domenicantonio dell’“Osservatore di Strada” edito in Vaticano; Leonardo Tancredi del bolognese “Piazza Grande”; Marta Zanella di “Scarp de’ tenis” edito a Milano e Alessio Giordano, di “Zebra”, unico giornale di strada bilingue diffuso in Alto Adige. Un momento particolarmente toccante è stato quando quattro targhe sono state consegnate ai fondatori e alle fondatrici del giornale, nel lontano 1994: Alessandro De Angeli, Giovanni Ducci, Sondra Latini e Maria Pia Passigli. Tra i temi sviluppati il rafforzamento del punto di vista dei “giornalisti senza dimora” e la possibilità di costituire una modalità di lavoro e confronto continuativa nel tempo tra le varie testate; il confronto sugli atteggiamenti da assumere in caso di atteggiamenti discriminatori, passivi o latitanti verso i senza dimora; la valutazione di eventuali proposte normative a vantaggio di chi vive ai margini.