Federico Gelli, presidente della Fondazione Italia in Salute, si dice favorevole alla deroga sui brevetti per liberalizzare la produzione dei vaccini contro il Covid in modo da renderli universalmente disponibili a tutti.
Presidente Gelli perché i Governi dovrebbero intervenire sui brevetti dei vaccini delle multinazionali del farmaco?
“È un impegno da raggiungere in tempi brevissimi attraverso strumenti normativi e legislativi perché siamo in una situazione pandemica globale mai vista. È chiaro che ci vuole un intervento pubblico che sia a garanzia di tutti, perché il problema sono le disparità che si potrebbero venire a determinare tra paesi ricchi che possono permettersi di acquistare il vaccino e paesi poveri che invece dovranno aspettare il corso l’evoluzione della pandemia con milioni di decessi. Non c’è altra strada se non quella di un intervento pubblico del governo nazionale e dei governi europei che possano intervenire nel merito della cosiddetta sdoganatura dei brevetti che sono legati soprattutto a gli aspetti della gestione tecnologica dei dispositivi che vengono utilizzati nella realizzazione di questi vaccini”.
“Si parla di piattaforme tecnologiche e dobbiamo ricordare che il dibattito che si è acceso in queste ore in cui si parla del tema della proprietà intellettuale. Il tema della proprietà intellettuale non è vero che non è un problema come qualcuno sta dicendo è un problema perché legato alla proprietà intellettuale appunto ci sono i brevetti legati alle piatteforme tecnologiche che determinano lo sviluppo di vaccini. Ci sono state richieste nel passato e le multinazionali farmaceutiche si sono opposte totalmente”.
Ma non siamo in ritardo? Si valuta che ci vogliano sei, otto mesi prima arrivare effettivamente a produrre i vaccini su licenza?
È vero, ci sono delle responsabilità dell’Unione Europea su questo e ci sono delle responsabilità del nostro governo nazionale, non c’è ombra di dubbio, e credo che uno dei motivi per il quale è il commissario Arcuri sia stato in qualche modo allontanato sia perché, oltre ad acquistare le mascherine, peraltro in maniera tutta discutibile, forse doveva prevedere questi passaggi, le nostre industrie ovviamente erano in grado già sei mesi fa di poter iniziare a progettare ideare e capire come fosse possibile adattare i propri stabilimenti alle sfide della creazione di non solo di vaccini, che uno dei punti fondamentali, ma anche alla produzione di terapie innovative che saranno l’altra infrastruttura fondamentale per la lotta alla pandemia, non ci dobbiamo sempre dimenticare che gli strumenti sono tre: la prevenzione, le vaccinazione e le terapie innovative, anche su questo siamo molto indietro”.