Nella puntata di Gen Z. Puntata del 21 marzo 2025 Voce ai ventenni di oggi sul futuro di tutti/e, abbiamo affrontato il tema: Genz: giovani e fuori sede, via da Firenze perché? Ospite in studio, Sofia Mincolelli, 23 anni. Nata e cresciuta a Firenze, dove ha frequentato il liceo scientifico Rodolico; attualmente iscritta al corso di laurea “Medicine and Surgery” a Bologna, dove studia e vive da 5 anni.
Cosa spinge un/a Gen Z a non rimanere a studiare nella città in cui è nata? Voglia e bisogno di indipendenza, offerta formativa più qualificante, servizi, trasporti, sicurezza, vivibilità e divertimento, overturism? Ne abbiamo parlato con una ragazza che ha scelto di andare via dal capoluogo toscano spiegandoci le sue motivazioni e i suoi indicatori di benessere di una città a misura di studente.
L’articolo di Leonardo Margarito
Parlare di Firenze come “città per giovani” sarebbe un eufemismo troppo provocatorio. Forse qualcuno leggendo si metterebbe anche a ridere, perché – come spesso abbiamo ricordato – non sempre questi due aspetti “vanno a braccetto in centro”, per citare un celebre film di Leonardo Pieraccioni. Le difficoltà di rendere la nostra città sempre più aperta alle nuove generazioni incontrano una radicata, talvolta ostinata, volontà di lasciare tutto così com’è. Quasi come se il tempo non scorresse mai. E questo lo si nota non appena ci confrontiamo con una giovane studentessa universitaria, nata e cresciuta a Firenze, Sofia Mincolelli; oggi lei studia Medicina all’Università di Bologna, e dietro la scelta di spostarsi di qualche kilometro in quella che gli studenti di oggi definiscono “la Capitale dello studente” è davvero particolare.
Perchè si, Sofia ha scelto di andarci a vivere per l’aspetto didattico, ma lei sottolinea sin da subito la differente vivibilità delle due città: “Oltre ad essere una città a modello di studente, la grande differenza in termini di vivibilità si nota nel centro storico si per il minor turismo che per il maggior numero di sedi universitarie. A Firenze in centro c’è poco e nulla. E questo fa tanto sul piano della vita in città”.
Una stoccata a Firenze? Forse. Certo è che il concetto che esprime Sofia non può non essere considerato e, aggiungo, una maggiore autocritica farebbe bene. Ma ciò che impressiona Sofia è la differenza di approccio: “Io la sera quando esco mi sento sicura, sebbene come in tutte le città ci siano problematiche. Ma se a Firenze è diventato pericoloso anche girare da soli, a Bologna questa percezione non la sento. C’è sempre vita, ci sono locali aperti che ti danno un po’ più di tranquillità anche nel tragitto di ritorno a casa”.
Insomma poco da aggiungere. L’abbiamo detto più volte durante le nostre puntate di Gen Z: la buona vivibilità di un territorio passa, oltre che dai controlli e dai presidi, anche dalla valorizzazione dello stesso. Più attività, eventi, spettacoli, serate particolari. Lo vediamo durante l’Estate Fiorentina come la città assuma un colore e un respiro completamente diverso. Inutile negare l’impulso fresco e giovanile, grazie al grande lavoro degli spazi estivi che diventano veri e propri punti di aggregazione. Ma Firenze non può vivere solo in primavera/estate.
Non esiste una ricetta a questa evidenza, ma la voglia di vivere un territorio non è “il male assoluto” come qualcuno vuol farci credere; perché questa può tranquillamente collimare con le legittime esigenze di chi quel territorio lo abita, lo vive, lo presidia. Ma attenzione: se a Firenze non comprendiamo che sarebbe il caso di uscire dalle solite – e già sentite – logiche campaniliste allora ho l’impressione che sarà arduo il compito di provare a cambiare qualcosa. Sofia in una battuta ci dice che non ri-sceglierebbe Firenze per “rischio monotonia”. Ai posteri l’ardua sentenza, ma il sentore delle nuove generazioni è chiaro e credo che meriti di essere ascoltato.