Dom 22 Dic 2024
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GenZ – Essere alla moda è “sostenibile”?

La puntata del 20 dicembre scorso di Gen Z.  Voce ai ventenni di oggi sul futuro di tutti/e ha avuto come tema: Giovani, moda, acquisti e second hand. Tra idee imprenditoriali e sostenibilità (economica e ambientale). Ospite in studio –  Marta Pintus (Communication Manager della benefit company Moaconcept. My Own Action è un programma di raccolta di sneaker usate con il quale viene data nuova vita alle scarpe destinandole ad un secondo utilizzo).

L’articolo di Leonardo Margarito

La sostenibilità. Concetto spesso usato e talvolta abusato di cui facciamo fatica a trarne una verità assoluta. E ciò diventa più complesso se tentiamo declinarlo rispetto al settore della moda, che in questo periodo sembra essere in una tempesta senza fine. Essere alla moda è davvero “sostenibile”? Dal punto di vista economico poco, dal punto di vista ambientale ancora meno.

Malgrado qualche sporadico tentativo, ciò che sembra emergere dai vari confronti nel corso di questi anni sono le difficoltà oggettive di essere coerenti con i principi di sostenibilità. Perché si può ridurre il consumo di determinati materiali, ma resta lo spreco infinito di altrettante risorse. Insomma un cane che si morde la coda.

Un goccia – in questo oceano agitato – sembra essere la benefit company Moaconcept, azienda del territorio toscano che produce sneakers. Una realtà giovane che intercetta gusti estetici di tendenza, con uno sguardo sempre rivolto al rispetto dell’ambiente. Si chiama “My Own Action” e proprio Marta Pintus ospite nello studio di Controradio lo commenta così: “è un programma di raccolta di sneakers usate con il quale diamo vita a nuove scarpe. Abbiamo numerosi partner che hanno deciso di aderire a questa raccolta posizionando delle box; lo facciamo anche mandando persone fisiche presso le abitazioni a raccoglierle porta a porta”.

Ma se ciò sembra davvero essere encomiabile da un punto di vista etico, non sembra avere un riscontro più “istituzionale” anche nei costi che hanno queste iniziative. “Grazie al PNRR siamo riusciti ad avere dei fondi per poter investire nel nostro concept, anche grazie alla trasformazione come società benefit nel 2022. Ma la burocrazia ci distrugge e accedere ai bandi non è così semplice” – commenta Marta Pintus.

Ciò che mette in difficoltà – lato utenza – la scelta di prodotti ricercati ed “eco” è anche il prezzo talvolta costoso che induce il GenZ medio a scegliere una scarpa meno costosa e più scarsa. Il servizio di Tif trasmesso durante la puntata e visibile sul canale instagram di This is Florence, ha dimostrato, infatti, come la maggioranza della generazione Z non badi alla qualità del prodotto bensì alla sua economicità. Insomma poca durata e durevolezza, e costi il più bassi possibile. Oppure la marca a tutti i costi, economici e antietici purché alla moda.

Forse da questo report emerge una riflessione, a cui credo anche le istituzioni dovrebbero partecipare: se è vero come è vero che oggi c’è necessità di ridurre l’impatto ambientale della moda, dall’altra si devono mettere in condizioni le aziende di poter investire risorse per migliorare la qualità dei loro prodotti. A questo si lega il costo dei prodotti che si definiscono “qualitativamente superiori”. Due facce della stessa medaglia, ma che meritano di essere attenzionate perché tutti – brand e utenza – si vada nella stessa direzione: moda di qualità e rispetto dell’ambiente.