Dom 26 Gen 2025
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ToscanaGenz: giovani e artigianato a Firenze

Genz: giovani e artigianato a Firenze

L’artigianato al centro della puntata del 24 gennaio di Gen Z.  Voce ai ventenni di oggi sul futuro di tutti/e. La rubrica del venerdì mattina su Controradio e Controradio Tv, che affronta temi, problematiche, prospettive che riguardano la società, la politica, le istituzioni, dal punto di vista dei giovani di oggi.

Giovani e artigianato, un ricambio generazionale possibile?
ospite in studio –  Riccardo Penko, 25 anni giovane artigiano di terza generazione, figlio del celebre Paolo Penko maestro artigiano fiorentino. La famiglia rappresenta Firenze nella sua massima espressione avendo coniato i principali premi della città: dal Fiorino d’oro che il Sindaco consegna, alla Corona del Marzocco che viene apposta sul simbolo di Firenze e ai numerosi premi delle più importanti rassegne culturali.

Parlare di giovani e artigianato è un ossimoro? Come fare dialogare formazione, “saper fare” e l’idea di impresa?  Firenze è ancora la città dell’artigianato?

L’articolo di Leonardo Margarito

L’artigianato è da sempre uno dei valori distintivi della nostra Firenze. In fondo anche tutto ciò che noi definiamo “contemporaneo” poggia le sue radici proprio sulla tradizione, su un’idea intuitiva di un creativo che ha saputo scorgere lo sguardo oltre i comuni limiti. È proprio la visione che contraddistingue l’artigiano, l’essenza stessa del mestiere; ne sa qualcosa Riccardo Penko – figlio d’arte del grande maestro Paolo Penko – che insieme al fratello Alessandro avrà un domani l’arduo compito di condurre l’attività di famiglia. Si tratta di una delle botteghe orafe più illustri della città, un fiore all’occhiello di cui essere orgogliosi; spesso raccogliere un’eredità così importante non sempre è un passaggio semplice, ma Riccardo – ospite della trasmissione Gen Z – riconosce che essere cresciuto in una famiglia che da sempre ha respirato quest’aria lo abbia agevolato notevolmente: “non è stato doveroso entrare in bottega con la mia famiglia. La mia fortuna, che non tutti possono vivere, è quella di essere cresciuto in una realtà in cui l’artigianato l’ho respirato sin da bambino. Nel mio percorso ci sono state varie possibilità, non mi è stato mai precluso di fare altre scelte”.
E prosegue con una frase che forse da un Gen Z non ti aspetti. “L’artigianato non è morto, mi sento di dire questo. Perché? Tante persone giovani arrivano per chiedere di fare tirocini, stage e poter imparare questo mestiere. Affascina perché qualcuno glielo racconta…” Forse è proprio nel racconto che si crea questo spartiacque decisivo tra l’interesse e la concezione che sia arcaico occuparsi di ciò.
Mai cadere nel banale, spesso irrisolto, dibattito sull’artigianato artistico e il suo ruolo oggi nella Firenze sempre più in crisi da questo punto di vista. Però fanno riflettere le parole di Riccardo Penko e la sua consapevolezza – quasi straniante – ci conferma che forse alle volte bisognerebbe spostare l’ottica da cui guardiamo le cose. “Non mi sento una mosca bianca, ed è ovvio che non possa essere come cinquant’anni fa o cent’anni fa. La cosa importante è adeguarsi alle nuove tecnologie e capire che si possono sfruttare. Oggi il mondo è cambiato, e a volte l’artigianato perde quando pensa di restare ancorato al passato. E questo non vuol dire rinnegarlo” – commenta.
Forse migliore chiosa non poteva esserci. Un concetto con cui si fatica a fare i conti, ma che rappresenta il giusto compromesso tra tradizione ed innovazione. Ci deve essere un’opera di “sprovincializzazione” della mentalità, in cui si comprendono anche i vantaggi che le nuove tecnologie possono apportare al mestiere. Questo non vuol dire perdere la manualità o l’originalità, assolutamente no. Sarebbe un grave errore da commettere e che segnerebbe un clamoroso autogoal. Ma probabilmente affinché si possano notare gli effetti di una maggiore consapevolezza su questo si dovranno aspettare le terze generazioni, i Gen Z o forse già i Millenians. Insomma, i giovani che con la loro creatività sapranno raccogliere questa egemonia e trasformarla in qualcosa di vincente anche per il futuro.