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Giani: via il rigassificatore da Piombino entro il 2026, ma la Liguria dice no

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Giani: via il rigassificatore da Piombino entro il 2026, ma la Liguria dice no
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Il Presidente della regione Toscana Eugenio Giani ha confermato che il rigassificatore verrà rimosso dopo il termine del periodo previsto, ossia entro il 2026. Nel frattempo, si stanno valutando altre possibili collocazioni, ma la Liguria non ci sta.

Il problema è che la Liguria è in campagna elettorale, per cui nessuno dei nove candidati, in testa Marco Bucci del centrodestra ed Andrea Orlando per il centrosinistra, può permettersi di dire sì al rigassificatore. Ora il Presidente della Regione Eugenio Giani ha ricordato a tutti che la Toscana ha fatto la sua parte ed ha confermato che il rigassificatore attualmente a Piombino verrà rimosso entro un anno e mezzo, proprio come previsto dall’accordo triennale con Snam. Prima dello tsunami delle vicende giudiziarie che lo hanno travolto, era stato proprio l’ex Presidente della Regione Toti a spendersi per portarlo in Liguria. Da Commissario per la costruzione di un nuovo rigassificatore, previsto per essere collocato offshore nel Mar Ligure Orientale, aveva apertamente parlato di Vado Ligure. Il tutto con il supporto del Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Politicamente la cosa è spinosa. Perché vede sulle barricate due esponenti dello stesso partito, il Pd, ovvero il Presidente Giani e il candidato Orlando. Su questo Giani si è però smarcato: “A me basta che vada via dalla Toscana, ci saranno altri luoghi dove metterlo”. Inizialmente installato come misura temporanea per far fronte alla crisi energetica derivante dalla guerra in Ucraina, è stato posizionato nel porto di Piombino grazie a un accordo con Snam. Accordo prevedeva che il rigassificatore rimanesse operativo a Piombino per un periodo di tre anni. Il rigassificatore ha la funzione di trasformare il gas naturale liquefatto (GNL) in stato gassoso. Tuttavia, il progetto ha incontrato opposizioni da parte dei residenti e delle autorità locali, preoccupate per l’impatto ambientale e le conseguenze per il turismo e la pesca, attività economiche chiave per Piombino. Che il ministro pensi ora a dove collocare la patata bollente.

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