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#GiornodellaMemoria 2018. A Firenze in ottomila: la diretta di Controradio

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Studenti e insegnanti delle scuole superiori toscane il 26 gennaio al meeting al Mandela Forum. Organizza la Regione Toscana e il Museo della Deportazione e Resistenza di Prato. Sul palco i sopravvissuti allo sterminio e chi ha patito il razzismo di Stato. Rossi, idea razza rischia di riprendere forza.

La Toscana, che nel 2001 ha inventato per prima in Italia il treno della memoria che negli anni dispari porta cinquecento ragazzi ad Auschwitz, ricorda gli orrori di ottanta anni. Qualcosa per cui non ci sono antidoti ma solo vaccini, che richiedono richiami annuali: anzi, durante tutto l’anno.

Ecco così nove storie con sei testimoni presenti dal vivo: Vera Vigevani Jarach, fuggita con la famiglia dall’Italia all’Argentina dopo la pubblicazione delle prime leggi razziali ma che che, sotto la dittatura sudamericana, ha perso la figlia; Aldo Zargani, nuovo al bagno di studenti del Mandela Forum di Firenze, anche lui con la vita sconvolta dalle leggi antisemite; Antonio Ceseri, scomparso da poche settimane, che fu tra i 650 mila soldati che dopo l’8 settembre scelsero di non arruolarsi con la Repubblica di Salò; la staffetta partigiana Marcello Martini, l’antifascista Vera Michelin Salomon, le ebree Kitty Braun e Andra e Tatiana Bucci, deportate bambine e scampate all’inferno del lager, e poi ancora Igialba Scego, romana di origine somala, volto del razzismo coloniale fascista italiano subito dai genitori e ancora altri ospiti. Sul palco, ad intervistarli, il giornalista Massimo Bernardini, affiancato dagli storici Giovanni Gozzini e Nicola Labanca.

Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, si è rivolto così agli studenti: “Vi invito apertamente a mobilitarvi, io penso che quando sentite l’odore del razzismo voi avete il diritto di lottare e scendere in piazza, di studiare e controbattere, il diritto e il dovere di farvi sentire. Solo così – ha aggiunto – potrete difendere un futuro didemocrazia, di pace e di libertà, per il quale hanno combattutoi nostri padri della Costituzione e i nostri partigiani, e per il quale tante vite sono andate perdute non troppo tempo fa. Questa giornata deve servire a questo, da presidente di questa regione mi sento particolarmente orgoglioso che questo avvenga: bravi, avanti così. E l’anno prossimo tutti insieme andremo ad Auschwitz sul treno della memoria, ci sarò anche io, forza ragazzi”.

Rossi ha aggiunto: “La bestia immonda è l’idea della razza”, e “la razza bianca è un concetto che avete risentito anche oggi” perché “questa bestia rischia di prendere nuovamente forza: va combattuta. Una comunità vive se è tenuta insieme da valori comuni, da principi, sentimenti, altrimenti ognuno è chiuso in se stesso, nel proprio particolare, non riesce a dialogare: e la bestia immonda può riprendere di nuovo forza se non ci sono questi valori profondamente radicati”.

Il presidente, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se memoria oggi voglia dire anche accogliere “senza se e senza ma”, ha affermato: “Bisogna stare molto attenti a ciò che accade in rapporto ai nostri comportamenti, alle nostre scelte: non voglio scendere su un terreno di polemica politica”, ma “i campi di concentramento sappiamo che esistono, ci sono nel mondo, ci sono nel nord dell’Africa. Bisogna che il mondo europeo, il mondo occidentale, riponga al centro anche i diritti umani”, ha detto, ricordando che “qui poco tempo fa abbiamo celebrato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo il 10 dicembre, sempre ancora insieme ai ragazzi. Mi pare che prevalga troppo una concezione economicistica della vita, della cultura, e che questa metta da parte l’uomo, con i suoi diritti. Se avviene questo, il razzismo e il fascismo, le chiusure sovraniste riprendono piede, si diffondono a livello di massa”

Roberto Saviano, in un videomessaggio rivolto agli ottomila ragazzi presenti all’evento della Regione Toscana: “Il racconto della Shoah potrebbe sembrarvi molto lontano”, ma “non sentite tutto questo lontano: il punto di contatto tra quel clima e noi è l’odio, l’odio che incontri con gli haters, con gli insulti, quello dei luoghi comuni, le balle sull’immigrazione. Chi aveva la vostra età negli anni ’30 in Germania, negli anni ’20 in Italia, spesso usava quello che oggi viene usato come commento sotto un post, quel tono, l’attacco personale, l’attacco fisico, il pregiudizio, le balle: ‘Sono tutti ricchi! Imbrogliano! Portano via il lavoro! Distruggono! Mio padre è disoccupato perché loro ci sono! Le loro banche ci hanno distrutto la casa!’. Sentite? Queste parole le avete incontrate già, e non solo nei libri di storia. Una giornata come questa è fondamentale, necessaria, importante per questo, per farvi sentire che dietro l’angolo c’è l’odio che può generare quelle tragedie”.

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