Firenze, Giulio Picchi, proprietario del celebre ristorante Cibreo, fondato dal padre Fabio, accoglie la notizia che, con la Toscana in giallo, dal 26 aprile anche a Firenze i ristoranti potranno servire al tavolo sia a pranzo e a cena ma solo se ha spazi all’aperto, commenta: “Il tema vero non è la riapertura adesso, è la non chiusura dopo”.
“Premesso che prima o poi bisognava riaprire – spiega Giulio Picchi – e di questo siamo contenti, se queste aperture rimangono collegate all’oscillazione dei colori delle regioni si rischia di ripetere quanto ci è successo a San Valentino con la zona arancione: con 130 prenotazioni, i dipendenti al lavoro, le sanificazioni fatte, e i frigoriferi pieni, abbiamo dovuto buttare via tutto. Eppure, coi ristoranti chiusi in Toscana i contagi hanno continuato a salire: è illusorio credere che la gente non si riunisca, lo hanno fatto anche nelle proprie case. L’altra sera mi sono affacciato sotto casa mia, e c’erano almeno 500 ragazzi”.
L’appello del proprietario del Cibreo è a lasciare ai ristoratori “la possibilità di gestire la questione dei distanziamenti e delle fasce orarie: la fascia oraria limitata derivante dal coprifuoco alle 22, dal nostro punto di vista, non è migliorativa per gli assembramenti, anzi, è peggiorativa, perché il servizio sarà concentrato in un arco di tempo più breve. La gente dovrebbe poter cenare a tutte le ore: e gli italiani mangiano alle 20 o alle 21.30, tutti i ristoratori lo sanno”.
Per quanto riguarda Firenze, secondo Picchi con le chiusure “il centro storico ha avuto un colpo durissimo, e il 70% dei ristoranti nel centro storico non ha le aree all’aperto. E’ vero che il Comune farà un’ordinanza per gli spazi aggiuntivi: ma c’è chi, come una pizzeria qui vicino, che non ha nemmeno lo spazio davanti”.