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GKN, GIGA, Italcanditi: il punto sulle vertenze

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GKN, GIGA, Italcanditi: il punto sulle vertenze
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GKN, Giga Cucine e Italcanditi (Ortofrutticola Mugello) sono tre vertenze simbolo non solo per la Toscana ma anche per tutto il Paese. Il punto di Domenico Guarino con gli ultimi aggiornamenti

Tre verteze, tre storie diverse, accomunate dal sentimento della lotta.

Partiamo dall’ex GKN di Campi Bisenzio, ora Qf  (acronimo che sta per quattro effe ovvero fiducia nel futuro della fabbrica di Firenze), marchio  che fa capo all’ex advisor Francesco Borgomeo. Il 10 gennaio come sapete è stato raggiunto l’accordo che prevede 10 settimane di Cassa integrazione per la  fase  “ponte”, ovvero quella che consentirà di arrivare al piano di reindustrializzazione attraverso soggetti industriali individuati da Borgomeo. Mancano quindi ancora due settimane per capire cosa accadrà. Nel frattempo i lavoratori non smobilitano, rimangono in presidio, dopo l’Insorgiamo tour che li ha portati in giro per l’Italia per incontri in varie realtà di lotta, e che questa sera sarà  al circolo Il Campino di Firenze, domani invece  alla Comunità delle Piagge di don Alessandro Santoro presso  Centro Sociale il Pozzo. Il 26 proprio a Firenze ci sarà una giornata di mobilitazione nazionale, il giorno prima il collettivo aderisce allo sciopero per il clima indetto da Fridays For Future. Nel frattempo,  la settimana scorsa è stato sottoscritto al  Mise un accordo di un anno di cassa integrazione per le addette alle pulizie della fabbrica.

Veniamo a Giga cucine, un’altra dlele vertenze aèperte in Toscana. Qui, in base all’accordo siglato un mese fa,  i 47 operai saranno in cassa integrazione fino al 31 dicembre 2022, finalizzata alla reindustrializzazione del sito. Nel frattempo si lavora al piano di salvataggio industriale e alla piena ricollocazione dei lavoratori. Al momento ci sarebbero 5 potenziali acquirenti cui, in caso di cessione dell’azienda con la salvaguardia dell’occupazione attuale, GIGA elargirà una “dote per la reindustrializzazione” di 24mila euro per ogni lavoratore assorbito

Infine  l’ultima delle vertenze aprte, l’italcanditi di Marradi (ortofrutticola Mugello). Settimana scorsa la buona notizia: lo stabilimento non chiuderà anche se i sindacati hanno ribadito le perplessità già manifestate sul piano industriale e per questo hanno chiesto garanzie occupazionali, sia in termini di numero di assunzioni sia in termini di durata dei contratti degli stagionali. Nell’accordo raggiunto intanto, è previsto che la dove non si riuscisse a rispettare la durata dei contratti, sia nel 2022 che nel 2023, il proprietario, De Feo, si impegna a corrispondere una “una tantum” pari alla differenza tra il salario percepito nel 2021 e quello inferiore percepito nell’anno di riferimento.  Secondo indiscrezioni la pista Prada non è comunque tramontata. Del resto l’azienda del lusso che fa capo al patron Bertelli ha anche interessi nel campo dell’agroalimentare d’eccellenza e si è già detto interessato anche a realizzare un secondo stabilimento. La zona di Marradi produce infatti  circa 150 tonnellate di marroni l’anno. Queste vengono per un terzo acquistate da Ortofrutticola,  altri 50 t. se ne vanno con le sagre, e il restante prende altre strade. Complessivamente nella fabbrica vengono lavorate 270 tonnellate, provenienti da varie parti d’Italia. E visto che delle 50 tonnellate marradesi, conferite ad Ortofrutticola, 42 vanno sul mercato del fresco, sarebbero 8 le tonnellate lavorate in fabbrica, solo il 3%, dunque, dell’intero prodotto lavorato.

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