Firenze, si è tenuta per tutta la giornata di domenica 4 dicembre l’assemblea del collettivo di fabbrica della ex Gkn di Campi Bisenzio per parlare del futuro dello stabilimento.
“Discutere di Gkn con Borgomeo è come giocare a scacchi con un piccione. Tu muovi, lui fa cadere i pezzi e si aggira per la scacchiera a caso. Questo tipo di piccione, poi, è particolare: piange e fotte. Noi invece per strada, popolo tra il popolo, sotto la pioggia, a improvvisare in pochi giorni una consultazione popolare, l’ennesimo atto di massa, sociale, democratico. Senza stipendio, a spiegare, a chiedere parere. Praticamente in tre giorni 130 seggi organizzati”.
“Oggi noi parliamo di industria, lavoro, ripartenza, mentre il piccione si aggira per la scacchiera” aggiungono gli operai in un documento postato sui social, con riferimento a Francesco Borgomeo, proprietario di Qf. “280 lavoratori su 320 mettono in mora l’azienda? Una minoranza – aggiungono -. La Rsu è compatta nel giudizio di questa vicenda, così come tutte le organizzazioni sindacali, dalla Uil all’Usb passando per Fiom e Cisl? Lui parla di Insorgiamo. Sulla cassa integrazione, imprecisioni. Sul piano industriale, contraddizioni. Su quanto ha pagato lo stabilimento, niente. Il Sole 24 Ore ha scritto due volte che l’ha pagato un euro. Dice di no ma non si sa quanto l’ha pagato e quanto ci guadagnerà un giorno. Parla di edrives ma mica li produce lui. Non ha brevetto, ricerca, accordi commerciali”.
Secondo i lavoratori Borgomeo non ha mai dato risposte sul “perché sia venuto a Firenze e sul suo immobilismo. Il fatto che lui chiami i rifiuti l’intero magazzino Gkn? Non chiarisce”. E ancora: “Tavoli su tavoli dove gli investitori non si sono mai presentati? Colpa dei lavoratori. Sul fatto che Invitalia continui a dire di essere disponibile ma che non riceve documentazione adeguata? Boh“. I lavoratori sottolineano di essere “il Collettivo di fabbrica, qua ci sono 254 iscritti Fiom su 320 dipendenti, e altri iscritti a Usb, Uil e Cisl. Siamo Rsu, delegati di raccordo”, “lottiamo e continuiamo a lottare perché la cassa integrazione non diventi una forma di sussidio di disoccupazione e sia uno strumento di ripartenza, non la nostra morte sociale”.