Campi Bisenzio, con la partecipazione del 74% dei lavoratori della ex Gkn aventi diritto al voto, 262 voti favorevoli, 2 contrari e una scheda nulla, passa quasi all’unanimità l’accordo quadro raggiunto al Mise, primo passo sostanziale e di cornice a cui ne seguiranno altri in sede aziendale a cominciare dalla prossima settimana.
È un accordo sindacale avanzato e molto importante, anche perché raggiunto in un contesto politico sociale ostile dove i rapporti di forza sono stati per anni (e sono ancora) a svantaggio dei diritti del lavoro.
Secondo Dario Salvetti, delegato RSU ex Gkn: “prima di commentare il risultato, bisogna soffermarsi su un fatto per nulla scontato: qua si è applicata una vera democrazia partecipativa. E lo stesso referendum, in piena pandemia, non era scontato. Qua da mesi una comunità si riunisce in assemblea, si autodetermina, si informa, decide, senza nessuna gerarchia se non la divisione del lavoro creata dalle esigenze stesse di funzionamento della mobilitazione”.
“Il risultato della lotta e di questa votazione sottolineano che abbiamo strappato un accordo innovativo in una società ancora da innovare: un altro Stato, un altro Governo avrebbero salvato la fabbrica con le sue macchine e le sue produzioni. Questa reindustrializzazione – che invece è lo svuotamento della fabbrica per essere riempita con altri macchinari e altre produzioni – è un processo che abbiamo subito e di cui pagheremo il prezzo con mesi di ammortizzatori e incertezze”.
“Eppure, anche in questa situazione abbiamo seguito un’impostazione collettiva e comunitaria. Per quanto riguarda la parte influenzata da noi” conclude Salvetti, “questo accordo trasuda responsabilità collettiva, sa di comunità. Il saldo occupazionale, la continuità di diritti che vengono conservati e tramandati, la commissione di proposta e di verifica: per noi questa fabbrica è un patrimonio del territorio e per questo continueremo a vigilare e a mobilitarci se necessario”.
Una mobilitazione che non accenna a ridimensionarsi, considerato il prossimo Insorgiamo tour in programma per febbraio e il “tenetevi liberi” lanciato per fine marzo.
I punti fermi dell’accordo siglato in sede MISE e approvato dai lavoratori:
- tempistica certa della reindustrializzazione. Entro marzo proposte vincolanti, piano industriale essenziale ed entro fine agosto closing e passaggio di proprietà
- clausola anti-logoramento: se entro fine agosto non si palesa la reindustrializzazione, Qf procede direttamente alla reindustrializzazione con intervento di altri investitori o direttamente del capitale pubblico con Invitalia
- continuità occupazionale e di diritti. Il passaggio da Qf ad altro soggetto industriale avverrà in continuità occupazionale e di diritti contrattuali, anc he in caso di cessione di ramo d’azienda.
- gli appalti del futuro soggetto re industrializzatore ripartiranno dagli ex dipendenti degli appalti Gkn. Ci sarà per le assunzioni un bacino di reclutamento che riparte da ex somministrati in Gkn. Si apre a un iniziale internazionalizzazione di numero limitato di lavoratori: la prima richiesta non negoziabile sono sette assunzioni
- il saldo occupazionale è fissato al momento del passaggio da Gkn a Qf. Questo vuol dire che se continueranno pensionamenti o dimissioni volontarie, il futuro re industrializzatore dovrà comunque ripartire da 370 posti di lavoro. Quindi, il posto di lavoro non viene considerato un tema individuale ma un patrimonio collettivo del territorio.
- Diritto di proposta e verifica. Viene formata una commissione di proposta e verifica sulla re industrializzazione dove la Rsu è presente e può avanzare proposte in merito alla re industrializzazione, così come richieste di verifica. La commissione deve essere messa a conoscenza dei fondi pubblici utilizzati e i fondi pubblici sono a loro volta vincolati alla realizzazione del saldo occupazionale.