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🎧 Magno (Cnr): “Rischi desertificazione Grossetano e costa toscana”

“Dal punto di vista della desertificazione il sud dell’Italia è l’area con le problematiche maggiori. In Toscana il fenomeno interessa in particolare le zone del Grossetano e della costa: non solo perché è la zona dal punto di vista climatico più arida rispetto alle altre della Toscana ma perché c’è una pressione dal punto di vista dell’agricoltura, della pressione dell’acqua”.

Così, riporta una nota, Ramona Magno, ricercatrice del Cnr e responsabile dell’Osservatorio siccità del Cnr-Ibe, che sarà ospite del quinto convegno annuale Aissa#under40, associazione il cui scopo è promuovere lo scambio di saperi con un approccio interdisciplinare e rafforzare i rapporti con le istituzioni nazionali e internazionali nelle aree agraria, forestale, agroindustriale ed ambientale, in programma il 26 e 27 giugno al Campus di Novoli dell’Università di Firenze. La quinta edizione del convegno verterà su ‘Le scienze agrarie nell’Antropocene: dalla produttività alla tutela del patrimonio materiale e culturale”: tra i partecipanti Vittoria Brambilla, prima ricercatrice italiana ad avviare la sperimentazione in campo delle Tecniche di evoluzione assistita in agricoltura nel nostro Paese e Francesca de Filippis, microbiologa dell’Università di Napoli che lavora sull’importanza dell’asse microbioma-uomo-ambiente. Per Magno ci sono “colture a rischio in Toscana e sono quelle irrigue, come il mais, tutte quelle colture che richiedono molta acqua. Nel Grossetano può esserci anche il problema del riso”.

Tra i temi affrontati dalla ricercatrice anche la connessione tra risorsa idrica e turismo, fattore che “non viene mai preso in considerazione. Tuttavia l’aumento improvviso di popolazione, in un limitato periodo, comporta un aggravamento dei prelievi idrici. Questo va ad aumentare la pressione sul territorio e la risorsa idrica”. “Nel 2022 il Water Forum – dichiara sempre Magno – stabilì che nel 2030 ci sarà un gap 40% tra quella che sarà l’acqua disponibile e quelle che saranno le richieste idriche: noi, come Italia, ci siamo dentro appieno”. “Bisognerebbe agire – afferma – anche sulla parte urbanistica seguendo l’esempio dei Paesi del Nord dove si cerca di accumulare l’acqua quando ce n’è tanta, in modo da averla a disposizione anche in periodi di siccità”. “In Italia – conclude – siamo un po’ indietro. Dobbiamo poi cominciare a pensare al riuso delle acque, intensificare il riutilizzo delle acque reflue depurate per l’agricoltura e per l’industria, e cercare di ridurre le perdite nelle reti idriche”.

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