Obiang Esono è un professionista pisano, guineano d’origine ma residente a Pisa dal 1988 e da molti anni è cittadino italiano. Alle elezioni amministrative dell’anno scorso fu anche candidato in una lista civica che sosteneva la coalizione di centrosinistra.
Condannato a oltre 58 anni di carcere per reati politici, anzi per qualche intervento critico nei confronti del governo della Guinea equatoriale postato sui social network. “In galera a vita con un ergastolo mascherato – spiega Corrada Giammarinaro, avvocato difensore dell’ingegnere pisano Fulgencio Obiang Esono – per le sue idee politiche. Il mio assistito non ha commesso e non è accusato di fatti di sangue”. L’uomo, guineano d’origine ma residente a Pisa dal 1988 e da molti anni è cittadino italiano.
“E’ italiano a tutti gli effetti – aggiunge Giammarinaro – in quanto non ha doppia cittadinanza, ma solo passaporto italiano. E per questo insieme alla Farnesina stiamo cercando di riportarlo a casa”. Fulgencio Obiang Esono, 48 anni, è stato catturato in Togo nel settembre scorso dalla polizia locale e poi segretamente consegnato alla Guinea equatoriale che lo ha incarcerato con l’accusa di cospirazione e tentato colpo di Stato nel 2017, negandone però l’arresto per mesi alle autorità italiane.
“Solo dopo le pressioni del nostro governo – sottolinea il legale – le autorità guineane hanno ammesso la detenzione poco prima del processo, fuori da ogni standard internazionale, conclusosi con la pesante condanna sulla base di una confessione che gli è stata estorta con la tortura durante la prigionia”. Critica il governo Guinea equatoriale,arrestato e condannato.
“Da oltre un mese – prosegue Giammarinaro – abbiamo ottenuto l’autorizzazione a eseguire una visita consolare ma non ci viene concesso di farla. Sono state trovate sempre delle scuse per non far entrare il rappresentante italiano o chi per esso. Intanto, lui sta male: è denutrito e disidratato”.
Obiang Esono è stato accusato e ritenuto colpevole per il tentato colpo di stato del 2017: un periodo però, secondo i suoi difensori, “in cui non si è mai mosso dall’Italia”. In Togo l’ingegnere era andato a settembre per rispondere a un’offerta di lavoro, che probabilmente era però una trappola del regime per attirarlo lì. Da allora non ha più contatti con la famiglia. In Guinea lo assiste l’avvocato Ponziano Nbomio Nvò incaricato di seguire il caso da Amnesty International.
E da mesi il Governo italiano sta cercando di convincere le autorità africane a riconsegnare il prigioniero. A margine della seconda Conferenza Italia-Africa dell’ottobre scorso la viceministra degli Esteri, Emanuela Del Re, ha chiesto ufficialmente al ministro degli Esteri guineano, Simeon Oyono Esono Angue di collaborare con l’Italia. Intanto, la sorella dell’ingegnere Maria Clara, anche lei residente a Pisa da anni, ha rivolto un appello a Papa Francesco: “Spero e mi aspetto un suo intervento diretto, perché so che le sue parole sarebbero ascoltate”.