Lun 23 Dic 2024
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‘Human Brain Optical Mapping’, mappatura del cervello umano come non si era mai vista

Firenze, nuove tecniche ottiche per vedere dentro il cervello e il suo funzionamento, fino a livello del singolo neurone, per conoscere con precisione la sua fisiologia e agire sulle sue patologie. È il progetto scientifico ‘Human Brain Optical Mapping’, promosso da ricercatori del Laboratorio europeo di spettroscopie non lineari (Lens), Università di Firenze e Meyer con il sostegno di Fondazione Cr Firenze.

Con il progetto ‘Human Brain Optical Mapping’, per la prima volta, è stato mappato un intero cervello umano con una risoluzione superiore alla risonanza magnetica funzionale, oltre 10mila volte in più. Sono state fatte anche ricostruzioni tridimensionali di elevata risoluzione di circuiti neuronali in alcune aree come l’ippocampo, la corteccia motoria e l’area di Broca.

“Le ricerche realizzare sino a oggi in questo progetto dimostrano come la luce può essere utilizzata per studiare le funzioni e la fine organizzazione anatomico-cellulare del cervello, come anche per controllarne il suo funzionamento – ha spiegato Francesco Saverio, coordinatore scientifico del progetto e professore ordinario del dipartimento di fisica dell’Ateneo fiorentino -. Questo permetterà in futuro di analizzare la riorganizzazione del cervello dopo eventi perturbativi anche dannosi, come ictus e malattie neurodegenerative”.

“La sempre maggiore diffusione di malattie neuro-vegetative ci mette di fronte alla necessità di arrivare a comprendere i loro meccanismi eziopatogenetici, per poter intraprendere nuovi percorsi terapeutici – ha spiegato la rettrice di Firenze Alessandra Petrucci -. Per questo, il contributo di chi sostiene il progetto è di vitale importanza”.

Il presidente di Fondazione Cr Firenze Luigi Salvadori ha ricordato che la Fondazione “investe 8 milioni di euro l’anno nella ricerca”.

Alberto Zanobini, dg dell’Azienda ospedaliero-universitaria Meyer ha osservato che “per fare ricerca avanzata bisogna fare rete”, mentre Renzo Guerrini, direttore del centro di eccellenza di neuroscienze del Meyer ha rivelato che “il progetto ci sta permettendo di individuare le cause e avviare studi finalizzati alla cura di un ampio gruppo di malattie rare legate a meccanismi finora ignoti”.